Monsignor Talucci e Padre Buccariello hanno partecipato all’open day del centro di riabilitazione lanciato dall’Ufficio di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana e promosso da Accolti.it, per accendere un’attenzione sui luoghi di accoglienza, terapia e riabilitazione rivolti alle persone con disabilità mentale.

 

Porte aperte al centro di riabilitazione e formazione professionale “Ada Ceschin Pilone” dei Padri Trinitari di Venosa, in provincia di Potenza, che, assieme alla gemella sede di Bernalda, ha regalato agli ospiti dell’istituto una mattinata di festa all’insegna della solidarietà e dell’integrazione con l’open day della riabilitazione lanciato dall’Ufficio di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana e promosso da Accolti.it, per accendere un’attenzione sui luoghi di accoglienza, terapia e riabilitazione rivolti alle persone con disabilità mentale.    Il centro di Venosa-Bernalda ha aderito alla giornata con l’iniziativa ‘Dalla segregazione all’accoglienza’.    La “Banda senza problemi”, formata dalle persone con disabilità dell’istituto, ha accolto sulle note dell’Inno alla Gioia una quarantina di studenti delle scuole medie inferiori di Venosa, che, accompagnati da trombe, piatti e tamburi, si sono divertiti a ballare con i ragazzi del centro, i clown e gli animatori delle associazioni di Venosa “Vip Clown” e “Essedisport”. Una giornata di spensieratezza che ha abbattuto i muri del pregiudizio che spesso circonda le persone con disabilità mentale, offrendo ai visitatori la possibilità di avvicinarsi e riflettere su una realtà complessa e fragile, anche grazie alle parole del rettore della struttura e ministro provinciale Padri Trinitari Italia, padre Luigi Buccarello, e dell’arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni, monsignor Rocco Talucci.

mons. Rocco Talucci

mons. Rocco Talucci

“Sono qui come amico di questa Opera che ho visto nascere, sono testimone privilegiato di questa esperienza di solidarietà e accoglienza- dichiara monsignor Talucci nella piazzetta dell’istituto- Oggi è un giorno di festa e chi lo vive con freddezza perde l’occasione di assaporare il gusto della gioia. Il fatto stesso che in questo centro, dove quotidianamente si accoglie la fragilità, esista una Banda senza problemi significa che ci può essere gioia anche dove ci sono i problemi”.    “Oggi la nostra struttura si apre al territorio ma ogni giorno per noi è un open day, perché la nostra è una struttura sempre aperta- spiega all’agenzia Dire padre Luigi Buccarello- In questi cinquant’anni di storia abbiamo voluto affrontare la sfida di non essere una struttura isolata rispetto al territorio, per permettere ai nostri ragazzi di avere una vita sociale il più possibile integrata con la comunità. È molto importante stabilire un legame con i giovani- aggiunge- perché’ possono fare tesoro di queste esperienze di solidarietà e crescere guardando alla fragilità non con paura, ma con uno sguardo di amore, di comprensione, di accoglienza”. Per niente diffidenti, gli studenti, accompagnati dai loro insegnanti, si sono lasciati guidare da educatori e operatori della riabilitazione tra i laboratori di mosaico e ceramica, dove hanno potuto ammirare i lavori realizzati a mano dalle persone con disabilità, che sperimentando la manualità imparano a coordinarsi, collaborare e relazionarsi, in un percorso che unisce l’aspetto artistico a quello terapeutico. La visita è proseguita negli spazi collettivi, dove gli ospiti dormono e mangiano, nella palestra, nella chiesa e nella sala dedicata alla musicoterapia, per concludersi poi al maneggio terapeutico, dove fisioterapisti specializzati nell’ippoterapia accompagnano le persone con disabilità in percorsi di riabilitazione che agiscono a livello cognitivo, affettivo-relazionale e neuromotorio, anche grazie al rapporto sviluppato con l’animale.    “Accogliere una persona significa accogliere un progetto individuale, familiare, relazionale e comunitario- spiega Domenico Caterina, psicologo e psicoterapeuta dell’istituto dei Padri Trinitari di Venosa-Bernalda- La riabilitazione significa co-costruire, in una dimensione di profonda umanità e di contatto con l’altro, un percorso di integrazione, autodeterminazione e inclusione che consenta alla persona che vive un disagio psicofisico ed esistenziale di iniziare a nuotare nel mare della propria esistenza avendo come salvagente una rete di supporto. Quella rete di supporto- precisa- che noi operatori della riabilitazione e della relazione d’aiuto siamo chiamati a fare per esempio utilizzando il ‘ti vedo, ti sento, ti accompagnò. L’open day di oggi è per questo una grande occasione di incontro con la comunità, con il territorio, un momento di integrazione, di crescita, di arricchimento e – conclude- di scambio culturale”.

Ruggiero Doronzo, Direttore santitario delle strutture

Ruggiero Doronzo, Direttore santitario delle strutture

“Questa è la prima iniziativa che è stata incoraggiata dagli organi centrali ed è in sintonia con le nuove direttive nazionali per abbattere lo stigma”. Così il direttore sanitario dei centri dei Padri Trinitari di Venosa e Bernalda, Ruggiero Doronzo intervistato dalla Dire oggi durante la visita dei cittadini nel centro “Domus” di Bernalda.    “Oggi la cittadinanza- spiega Doronzo- è invitata a visitare la struttura per conoscere il nostro lavoro e le nostre attività riabilitative e terapeutiche e soprattutto di inclusione sociale affinché’ non vi sia alcuna differenza sostanziale tra gli ospiti dei nostri centri con la cittadinanza, che deve cominciare a pensare che siamo tutti potenziali utenti degli istituti di riabilitazione. Perché’ solo questo modo di pensare consente di accettare e di farci accettare nell’ottica della integrazione sociale”.

E ancora, aggiunge il direttore sanitario delle strutture dei Padri trinitari: “Questo centro di Bernalda si chiama Domus. In latino, Domus significa casa. Il nostro obiettivo è quello di trasformare il centro e le attività in un ambiente con un’atmosfera che sia sovrapponibile a quella della casa. Naturalmente alcuni ospiti hanno bisogno di moltissima assistenza e quindi non sono gestibili all’interno delle loro famiglie”.    “Noi con le risorse che riusciamo ad ottenere- conclude Ruggiero Doronzo- trasformiamo il momento terapeutico riabilitativo in un contesto familiare dove ci sono, oltre all’aspetto biologico, psicologico e sociale, due valori aggiunti in questa struttura. La prima è la spiritualità con un atteggiamento molto amorevole nei confronti degli ospiti; la seconda, non meno importante, è la bellezza del luogo che favorisce il benessere degli ospiti e allo stesso tempo aiuta gli operatori a lavorare meglio. Per il resto cercheremo di aprirci sempre di più per avere un’interazione continua con la società”.