L’Università di Firenze ha celebrato gli ottant’anni dell’illustre accademico lucano Vincenzo Schettino, docente emerito di chimica dell’ateneo toscano e accademico dei Lincei.

Giuseppe Colangelo

Mercoledì 20 novembre  l’Università degli Studi di Firenze ha dedicato, in occasione dell’ottantesimo compleanno del professore Vincenzo Schettino, docente emerito di chimica dell’ateneo fiorentino e accademico dei Lincei, un grande evento per rendere omaggio all’illustre studioso lucano, nato a Stigliano in provincia di Matera. Autore di svariate pubblicazioni sulle più importanti riviste internazionali di Chimica fisica, oltre alle cariche sopracitate, è socio Onorario dell’accademia Angelico Costantiniana e fellow della Royal Society of Chemistry. Nel 2005 riceve il Premio Presidente della Repubblica per la ricerca scientifica e nel 2011 la Medaglia Bonino della Società Chimica Italiana.

Di recente ha pubblicato alcuni interessanti volumi, tra cui «Scienza e Arte. Chimica, arti figurative e letteratura», terzo classificato al Premio Galileo 2015, e «La decima musa. Poesia e scienze», entrambi editi dalla Firenze University Press. Opere che introducono uno sguardo all’incrocio tra le forme della chimica e della biochimica e le arti in tutte le sue forme. Libri appassionanti scritti con un linguaggio limpido e privo di fronzoli, accessibili non solo agli accademici, ricchi di molte curiosità che svariano dai miti, fiabe e alchimia alle sorprendenti considerazioni sul capolavoro di Velásquez “Las Meninas”, da Lucrezio ai racconti di Primo Levi, passando da Wordsworth, Keates e Montale, fino alla chimica di Sherlock Holmes. Lavori che chiariscono come “…Nell’atto creativo l’artista e lo scienziato procedono entrambi attraverso la decodificazione e ricomposizione delle realtà che osservano. Sulla base di questa corrispondenza di metodo, l’arte e la scienza offrono strumenti per studiare la realtà interiore o esteriore, guardando a oggetti e situazioni e cercando correlazioni e interpretazioni, in un ideale parallelismo tra lo studio dell’artista e il laboratorio dello scienziato”.