Il titolo di questo articolo è lo stesso di un comunicato stampa diffuso dal Presidente del Comitato “Natura e Libertà” che ha promosso una campagna di adesione dei cittadini di Venosa alla richiesta di non adesione al Parco del Vulture.“Una richiesta – dice Franco Mollica, Consigliere comunale di opposizione, già candidato sindaco di Venosa – avanzata al sindaco in Consiglio dalle minoranze è stata quella di chiedere una proroga dei termini di adesione, in attesa di una verifica delle volontà della cittadinanza , per potersi fare interpreti del pensiero popolare e non effettuare scelte verticistiche. La proposta è passata all’unanimità, ma al momento non abbiamo notizie nel merito”.
Di seguito il comunicato stampa a firma del Presidente del Comitato.
di Angelo Dichirico*
A Venosa un gruppo di cittadini, spontaneamente, ha deciso di costituire il Comitato “Natura e Libertà” nominando Presidente Angelo Dichirico.
Scopo del Comitato è promuovere e valorizzare il territorio venosino sia dal punto di vista ambientale che economico, agevolando tutte le attività ad esso connesse, non solo economiche e culturali, ma anche relative ad hobby e tempo libero.
In questo momento si discute nella comunità venosina dell’eventualità che l’amministrazione possa decidere di aderire al Parco del Vulture.
Il Comitato chiede che qualsiasi decisione sia spostata al termine del periodo della pandemia.
Infatti una scelta così delicata, importante ed irreversibile merita ampi dibattiti e discussioni che non possono aver luogo in questo particolare momento.
L’eventuale adesione al Parco, infatti, comporterebbe limitazioni nell’agricoltura ma anche nell’esercizio dei diritti legati alla proprietà privata.
A riguardo il Comitato ha inviato una lettera la Sindaco Iovanni sottoscritta anche da numerose associazioni di categoria del settore agricolo, artigianale e commerciale, oltre cha da semplici cittadini e proprietari di hotel e B&B.
Al Sindaco oltre a chiedere di rinviare qualsiasi decisione al termine della pandemia, viene chiesto di coinvolgere preliminarmente tutte le categorie interessate, tutta la cittadinanza e soprattutto di indire, sempre al termine della pandemia, un vero e proprio referendum popolare nell’ottica della democrazia diretta.
Il Parco Naturale Regionale del Vulture, costituito nel novembre 2017, è un’area protetta destinata, per volontà politica, ai territori comunali di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele, di 6.518 ettari – e, con ferma intenzione di estendere il parco a tutto il territorio dei paesi aderenti per complessivi, 57.496 ettari.
Davvero una scelta malsana, considerato che, se avessero destinato il Parco al solo sito del Monte Vulture – per la presenza di aree lacuali, di ecosistemi più o meno intatti per formazione geologica, geomorfologica, biologica e valori naturalistici, di rilievo nazionale ed internazionale -, oggi godremmo di un’eccellenza di caratura nazionale.
Il Parco così attuato avrebbe trovato il gradimento di tutti i cittadini del bacino del Vulture Melfese, perché non andava a ledere gli interessi e le passioni di nessuno, ricadeva in un’area ben circoscritta e dal punto di vista ambientale avremmo goduto di una perla attrattiva della nostra area e motivo d’orgoglio per tutta la Basilicata.
Oggi il parco è in “fermento” per le elezioni degli organi dell’Ente.
Allo stato attuale, i Sindaci dei territori aderenti hanno concesso solo alcuni siti territoriali, per non inasprire l’intera comunità. Pertanto, l’area del parco risulta non omogenea e distribuita a macchia di leopardo, non propriamente consona all’istituzione del Parco stesso. Inoltre, per non essere “fuori legge”, stanno attuando un piano di revisione dell’impianto parco, chiedendo l’estensione di ulteriore territorio ai comuni aderenti e soprattutto l’adesione anche di tutti i comuni facenti parte del Vulture Melfese, tra cui anche “VENOSA”.
A tal proposito, vogliamo allertare tutta la nostra comunità per il serio pericolo dell’adesione al Parco. – Noi tutti, indistintamente, dobbiamo dissentire!
Lasciamo a voi le giuste considerazioni per le ambizioni personali dei diversi “personaggi” e attori che gravitano attorno all’Ente Parco, solo per far parte del tavolo dei giochi di potere, a discapito di un’intera area.
NO al Parco, perché, per legge, la sua istituzione, impone dei seri vincoli, tanto stringenti che se analizzati attentamente precludono certamente allo sviluppo economico della nostra città e di tutto il bacino del Vulture Melfese;
NO al Parco, perché la Basilicata è già abbondantemente protetta, (noi riteniamo oltre ai limiti consentiti dalla legge). Difatti, le aree naturali protette della Basilicata occupano oltre il 30% dell’intera superfice regionale, collocandosi al secondo posto in Italia per percentuale di superficie protetta, con due parchi nazionali (Pollino e Val D’Agri), tre parchi regionali e sei riserve naturali regionali.
NO al Parco, perché dal punto di vista del valore naturalistico ed ambientale il territorio di Venosa, come gran parte del territorio adiacente al Monte Vulture, non è confacente alla sua istituzione in quanto, per conformazione territoriale, è predisposto per la produzione intensiva cerealicola, olivicola e viticola, pertanto nettamente in contrasto con i valori ambientali richiesti per l’istituzione di un parco.
NO al Parco, perché con tale scusa sottostiamo ai giochi dei “poteri forti” della politica. NOI siamo cittadini di una comunità che, pur con mille difficoltà, vogliono emergere dall’isolamento e da chi da tempo ci manovra.
NO al Parco, perché SONO VIETATE una miriade di attività, come:
- la raccolta ed il danneggiamento della flora spontanea, licheni, funghi, asparagi, tartufi, ecc;
- la costruzione nelle zone agricole con qualsiasi tipo di recinzione, purché realizzate utilizzando materiali tradizionali/naturali;
- l’uso di fitofarmaci;
- l’accensione dei fuochi;
- le utilizzazioni boschive;
- l’introduzione in ambiente naturale di specie vegetali o animali estranee alla flora ed alla fauna autoctona;
- la realizzazione di nuovi edifici ed il cambio di destinazione d’uso di quelli esistenti;
- la realizzazione di nuovi tracciati stradali e nuove opere di mobilità;
- la cattura, l’uccisione, il danneggiamento ed il disturbo delle specie animali;
- l’introduzione da parte di privati, di armi, esplosivi, ecc.;
- il campeggio fuori dalle aree destinate a tale scopo;
- il sorvolo non autorizzato;
- il transito dei mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, vicinali;
- la circolazione di natanti a motore nei bacini lacustri;
- la realizzazione di opere tecnologiche;
- ecc.
Ci sembra opportuno citare un aspetto che potrebbe passare inosservato, ma necessita di un’attenta riflessione.
Ai cacciatori residenti nel Vulture Melfese, una volta posto il divieto di caccia nei loro abituali territori, saranno disposti a collaborare con l’Ente parco per la selezione delle specie nocive? Già oggi accusiamo gli effetti dirompenti per i danni causati da alcune specie selvatiche in continua espansione “il cinghiale” ed il “Lupo”. Ma soffermiamoci sul cinghiale, perché oggetto di caccia. Il parco, favorirebbe una crescita esponenziale di tal specie, con una invasione epocale di questi animali che finiranno per distruggere qualsiasi raccolto: diverrà davvero un’emergenza di una gravità immane.Commercianti, agricoltori, ristoratori, albergatori, cittadini tutti, nell’interesse della nostra collettività e d’intesa con tutte le forze sociali, dobbiamo far capire ai nostri “signori della politica” che – se davvero abbiamo una coscienza ambientale – per il bene comune è opportuno non fare utopie demagogiche e strumentali. – E’ incoscienza, mal costume, incompetenza, dispregio, voler includere nel parco “TERRITORI AD USO PREVALENTEMENTE AGRICOLO”. Pertanto, si richiede alle Istituzioni competenti, che il Parco includa unicamente i siti territoriali del “Monte Vulture”, attuando in tal modo quanto costituzionalmente richiesto dalla legge e creando conseguentemente ed opportunamente un sito d’interesse e rilevanza internazionale.