Nel 1806 il ministro francese aggregò 80 comuni lucani al Salernitano. Occorre ora ripristinare i vecchi confini, aggiungendo anche la provincia di Taranto per arginare lo spopolamento in atto che nel 2050 potrebbe ridurre gli abitanti della Basilicata a poco più di 350.000
di Gaetano Fierro
La Basilicata sta collassando sotto il peso di un endemica ed incessante emorragia demografica. I dati statistici parlano chiaro. Degli attuali 567.118 abitanti, nel 2050 rimarranno non più di 380.000 povere anime e di queste ben il 70% sarà over 60. Occorre avere uno scatto di responsabilità politica e con lungimiranza guardare a concrete opportunità che preservino la nostra regione dall’inevitabile sorte di divenire una riserve geriatrica.
A nulla servono le sterili recriminazioni sulle errate scelte sin qui compiute da un Governo Regionale; bisogna pensare alla soluzione che preservi il patrimonio umano ed economico.
Ed una soluzione è senza dubbio l’ambizioso progetto di una Grande Lucania, che accorpi alla Basilicata la città di Taranto e il Cilento. In tal modo non solo si conquisterebbero due importanti sbocchi commerciali e turistici sul Mar Ionio e Tirreno, ma si riuscirebbe anche a raggiungere il considerevole traguardo di circa un milione dl abitanti. E non si tratta di numeri fini a se stessi. Un tale considerevole incremento demografico consentirebbe dl superare gap limitativo dei 600.000 mila abitanti che è alla base della ripartizione delle e risorse finanziarie statali in settori nevralgici e fondamentali – specie per garantire servizi essenziali alle nostre comunità per superare le note carenze infrastrutturali. La Grande Lucania è l’unica arma che le Basilicata ha a disposizione per sopravvivere dalla progressiva spoliazione amministrativa con cui da anni la nostra Regione deve fare i conti e non implodere su se stessa e su errate logiche campanilistiche. Noi dobbiamo andare oltre gli Alburni, dobbiamo andare oltre Eboli, oltre le gravine, i calanchi perché la condizione demografica su di noi lucani incombe come la spada di Damocle. Ormai le popolazione lucana ai sta esaurendo. Da qui a venti anni saremo ridotti ad una popolazione di appena trecento mila persone. Dove può andare una regione come la nostra con appena trecentomila abitanti. Se poi aggiungi l’idee della riduzione dei parlamentari da tredici a sette la dimensione visibile è quella di una regione con grandi ricchezze non sfruttate dalla classe politica, destinata ad una eutanasia naturale. Stiamo morendo e la gente lucana si lascia scivolare tutto con molta naturalezza.
La Grande Lucania può diventare una svolta per il futuro di questa terra.
Tutto nacque nel 1806 quando un ministro francese, André François Miot, al seguito di Francesco Napoleone, aggregò gli 80 comuni, di questa bellissima zona, al salernitano. Di qui nacque la questione meridionale con una Lucania rintanata nelle montagne senza oltre centotrenta chilometri di costa che non hanno permesso a questa terra di respirare. Messi in gabbia senza consentire di guardarci intorno e di pensare alla costruzione di infrastrutture che proprio oggi appaiono necessarie. Oggi la Lucania è attraversata da due retta parallele. Sul tirreno dalla Salerno – Reggio Calabria e sulla parte jonica la Taranto – Reggio Calabria. Senza la Basentana, saremo completamente fuori dai grandi circuiti economici e umani dei paese. Le Basentana, poi, è sprovvista dl servizi; qualche presidio come la zona Industriale di Potenza e Pisticci composta da piccole aziende che non assorbono neanche più manodopera. La disoccupazione giovanile intorno al quaranta per cento e considerato che dalla Lucania scappano annualmente, per studio e lavoro, tremila cinquecento persone all’anno cosa resterà da qui a trent’anni in Lucania? Ecco che andare oltre con un progetto dl una grande Lucania è necessario e vitale.
Dobbiamo riappropriarci del Cilento che al sente lucano e dobbiamo guardare a Taranto perché dal mare arriva la civiltà, sul mare ai costruiscono i porti, e le relazioni economiche e di sviluppo. Abbiamo bisogno di servizi: si tenga presente che tutto il petrolio dalla Lucania finisce a Taranto, tutta l’acqua del Pertusillo arriva a Taranto, dove distribuiamo milioni di metri cubi di acqua per far funzionare l’Ilva e abbeverare tutta la provincia tarantina. A Taranto finisce la ferrovia e la Basentana, la logistica del Metapontino e l’agricoltura utilizza il porto di Taranto. La Grande Lucania si fa con la cultura e con l’economia. Si fa anche con il porto di Taranto sottodimensionato e l’aeroporto di Grottaglie che ha la pista più lunga d’Italia inutilizzata. Non si tratta di numeri fini a se stessi. Un tale considerevole incremento demografico consentirebbe di superare gap limitativo di 600.000 mila abitanti che è alla base della ripartizione delle risorse finanziarie statali in settori nevralgici a fondamentali, specie per garantire servizi essenziali alle nostre comunità e per superare le note carenze infrastrutturali.