E’ sempre più conosciuto – e sa come farsi conoscere – il Carnevale di Satriano di Lucania.
Angelomà ne parla ora, quando è già passato quello del 2019, per poter documentare con le foto di Giacomo Silvano l’evento che ha origini semisconosciute, anche se in molti sembrano concordare che affondi le radici in ancestrali usanze e tradizioni del popolo francese e dei longobardi, che avevano insediamenti in zona.
Oggi la rievocazione carnascialesca vede come interpreti principali tre figure: L’orso, l’eremita e la quaresima. Proprio l’orso è la figura principale e che più si collega alle tradizioni francesi. Nel corteo i tre camminano ciascuno interpretando un ruolo ben preciso: l’Eremita punzecchia la gente con un bastone sulla cui punta è posto un pungitopo, l’Orso, un uomo-animale vestito di pelli di pecora sbatacchia campane e campanacci nel tentativo di incutere pausa e timore grazie anche al suo aspetto imponente, ma è sostanzialmente maschera di prosperità la Quaresima invece incede lentamente, pacata, quasi triste: un po’ come il sabato del villaggio, che è festoso in quanto precede il giorno di festa, ma che lascia anche tristezza perchè si sa già che la festa finirà presto.
L’Orso nel dopoguerra è stato associato all’emigrante che ritorna in paese, dove trova il Rumit, che non se ne è mai allontanato, anche se l’orso è muto, e si esprime a suon di campane e campanacci, mentre il Rumit sentendosi più a suo agio, è vestito di sole foglie, entra senza troppi problemi nelle case altrui e si comporta da padrone. Pur essendo in condizioni di indigenza è rimasto nelle sua
terra, e vive – nella leggenda – in una costruzione di fortuna che ha realizzato al di fuori del centro abitato: un “Eremita” appunto, in dialetto satrianese “u rumit”, che vive durante il resto dell’anno di sola carità.
La Quaresima invece è una donna vestita di scuro con un trucco rosso che accentua una smorfia che attraversa il viso da parte a parte. Sfila reggendo una culla sul capo, in cui piange un bambino concepito proprio durante il precedente Carnevale, di cui però nessuno sa chi sia il padre: rappresenta la fine del periodo di Carnevale.