di Angelomauro Calza
“La commemorazione del 4 novembre ci aiuta a non dimenticare, ci aiuta a ricordare le persone che hanno dato la vita per la nostra patria, ci aiuta a ricordare chi ha sofferto e chi è morto al fronte, ma anche le famiglie, le mogli, le madri, i figli di quei giovani soldati che hanno dato la vita per la nostra Italia. La cittadinanza è invitata a partecipare” sotto, la foto del manifesto (v. a lato). Belle parole, frase sintetica, ma efficace e completa del messaggio che si vuole veicolare. Ma l’avrà scritta davvero lui, Il sindaco di Muro Lucano, Giovanni Setaro, stà frase? Facciamo subito il sopia-incolla su Google e cerchiamo.
Cazzarola! Un identico messaggio è stato postato dal sindaco di Frossasco, in provincia di Torino. Allora avevamo visto giusto? l’ha copiato davvero? Macchè… qualcosa non va… notiamo che subito dopo quello di Frossasco, ci sta il messaggio del primo cittadino di Calolzio, in Provincia di Brescia: stesse parole. Okay, allora abiamo capito: si sono gemellati in tre, Muro Lucano, Frossasco e Calolzio e hanno deciso di formulare il messaggio con le stesse parole, in nome dell’Unità Nazionale. Aspè… non sono 3…sono di più… ce ne stanno due che potrebbero aver dato inizio alla catena di Sant’Antonio, perchè le stesse parole le hanno scritte e pronunciate l’anno scorso in occasione del 4 novembre: il primo cittadino di Biassono, in provincia di Monza Biella, e quel
lo di Faedis, in provincia di Udine.
E siamo a 5. Basta così. Ma che cinque? mi urla il computer: continua a leggere! In effetti, nel 2017 ce ne stanno altri tre di sindaci che hanno utilizzato le stesse parole un anno prima, quindi spetterebbe a loro la primigenitura del messaggio: quello di Mori in provincia di Trento, quello di Santu Lussurgiu in provincia di Oristano, e quello di Aquino in provincia di Frosinone. Marò… si inizia a scendere la penisola… evvabbè, ma poi ci si ferma a Muro Lucano.
Invece no! Si risale! Andiamo a San Paolo d’Aragon, in provincia di Bergamo, e siamo nel 2016, quando il sindaco pronuncia il fatidico messaggio.
La ricerca finisce qui, è bergamasca l’origine del messaggio. Poi vedi invece che Google ti propone un’altra pagina, ci clicchi e… troviamo il programma di una manifestazione organizzata a Villa del Conte, in provincia di Padova, in occasione del centenario della Grande Guerra, nel 2015: ecco, probabilmente è là, in quel programma che il periodo è stato scritto per la prima volta. Non ne conosciamo l’autore, ma può andar fiero di quel che ha scritto, perchè sta riscuotendo successo tra i sindaci di tutta Italia: nel giro di qualche anno potrebbe essere addirittura più popolare e conosciuto dei primi versi della Divina Commedia e, a quel punto, non si parlerà più di questa frase come di un copia-incolla, ma come di una formula rituale obbligatoria cui nessun primo cittadino potrà più sottrarsi.