Quando i Servizi Segreti svedesi, le Marlboro di contrabbando radioattive e il sottosegretario Nicola Savino fecero spy-cronaca estiva.
di Angelomauro Calza

 

 

Nicola Savino

Nicola Savino

Era sottosegretario alla Sanità da un anno o poco più Nicola Savino, eletto alla Camera nell’aprile 1992 con il Partito Socialista, quando in un torrido sabato d’estate, nel mese di luglio del 1993, era “solo quel pomeriggio al Ministero – dice – e in procinto di mettermi in macchina per tornare in Basilicata. A un certo punto arriva un funzionario tutto sudato che mi consegna un messaggio riservato dei Servizi segreti svedesi: gli 007 scandinavi segnalavano l’arrivo in Italia di un carico di Marlboro provenienti dall’Ucraina, zona Chernobyl, sicuramente contaminate e radioattive”.

Sì, ma si è saputo quale traccia avevano seguito per giungere a questa conclusione? “Risultava – spiega Savino – da movimenti di capitali che servivano poi a pagare il carico, ma questo lo appurammo dopo, perché al momento la cosa più urgente era cercare di evitare che il prodotto invadesse le piazze”.

Quindi lei cosa fece? “allora io, poiché avevo la responsabilità della tutela della salute e dell’interesse pubblico – continua – diramai un comunicato stampa in cui raccomandavo di non fumare Marlboro di contrabbando perché c’era il rischio di contaminazione. In quel momento ho ritenuto che fosse l’unica cosa che io potevo fare e anche la più tempestiva”.

Nicola Savino

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Con quali conseguenze lo racconta lo stesso ex sottosegretario, che parla dell’allora ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia “che si sentì scavalcata, ma formalmente ero io delegato a queste problematiche, e, del resto, io ho ricevuto il rapporto dei servizi segreti svedesi perché lei era assente”. Ma queste sigarette, poi, che fine hanno fatto? Riportiamo lo stralcio di un articolo di Repubblica dell’epoca: “…L’ allarme coinvolge il Viminale, vengono allertati i laboratori di Difesa Atomica della Protezione Civile per analizzare immediatamente le eventuali sigarette di contrabbando della marca accusata sequestrati. Ma Elveno Pastorelli (allora Direttore Generale della Protezione Civile ndr) rimane cauto: “E’ da escludere – si legge in una nota – qualsiasi allarme, prima che vengano acquisiti tutti gli elementi per valutare il reale stato della situazione”. Fonte dell’ informazione, un vorticoso giro di fax che sembra sia partito dall’ azienda produttrice per approdare sul tavolo del sottosegretario passando per l’ ufficio sanitario di Fiumicino. Alle 21 e 30 Mancino da le disposizioni del caso alla Protezione civile che allerta il sistema nazionale di sorveglianza anti-radioattività Enea-Disp, i ministeri dell’ Interno, delle Finanze e della Sanità. Poi l’

Nicola Savino

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allarme si allarga all’ Europa. Ma i dicasteri della Sanità tedesco e britannico cadono dalle nuvole: “non sono arrivati fax, nè abbiamo scoperto sigarette radioattive”. Anche gli esperti, finalmente interpellati, sono dubbiosi. “L’ unico modo per rendere radioattivo un pacchetto di sigarette è di immergerlo in un reattore nucleare – dice Giovanni Naschi, direttore dell’ Enea Disp – Sembra fantascienza”. Non ha alcuno dubbio il sottosegretario. “La salute pubblica prima di tutto – dice Savino – Mi rendo conto che l’ allarme che ho diffuso è generico ma, nel caso che non venga confermato, il massimo del disagio provocato è stato di costringere i fumatori a comprare le loro sigarette preferite dal tabaccaio anzichè dal contrabbandiere. Non mi sembra un gran danno“. L’ex sottosegretario conferma oggi ad Angelomà che al di là di tutto furono proprio i servizi segreti svedesi a lanciare l’allarme, poi continua nel racconto: “Intanto  giornali e televisioni mi cercavano, trovai la Rai ad aspettarmi a Lagonegro, dove arrivai tardissimo perché quel pomeriggio c’erano le autostrade bloccate… Insomma, il fatto di diramare un comunicato funzionò”. Il problema però per Savino è un altro: “come mai – dice – per una cosa come le sigarette si fece casino e per la questione del ferro radioattivo no?”. Cosa c’entra il ferro radioattivo? gli chiediamo. A cosa si riferisce? “Ah, non la sai la storia?” mi chiede, e al mio titubare mi ribatte: “ E mò te la racconto io”. E la racconta, e io ve la riporto, nel seguito di questo articolo che pubblicheremo tra due giorni sempre qui, su Angelomà.