Bibi Bianca, palermitano, è scrittore, autore per il teatro, regista e attore. Tra le sue opere teatrali: E fecero l’Italia; Opera buffa; il Decamerone. Tra i suoi scritti: Da papa Damaso a Clemente IX. Il godurioso regno di infallibili peccatori, santi ed eretici; Il ladro di Palermo, Briganti, Pensiero Bandito, Cartouche, Il ladro di cannoli. Vive tra Palermo e il Brasile
di Bibi Bianca
Nel quartiere di Villagrazia, in fondo alla via Orecchiuta, c’era uno spiazzo spelato dove giocavano a pallone. Ai bordi c’erano due alberi d’ulivo e sarebbe stato un campetto ideale se proprio al centro non ci fosse stato un terzo albero, il più grosso di tutti.
I ragazzi si erano abituati a considerarlo un enorme terzino piazzato in mezzo al campo e quando giocavano lo dribblavano, le volte che per la foga non ci sbattevano contro.
Montedoro se ne stava col pallone tra i piedi e Geronimo urlava con le mani messe a imbuto:
– Passa! Passa! Cornuto, passa!
Nicola faceva la telecronaca mischiando i nomi dei giocatori del Palermo con quelli della Fiorentina che quell’anno sembrava in grado di potere vincere lo scudetto.
– Non vince.
– Scommettiamo ?
– Vince ancora il Milan.
Prima palleggiarono, deliziandosi a tirare in porta con tiri a effetto; lisciarono; mandarono il pallone tre volte alle stelle. Poi fecero la conta, si divisero i compagni e iniziarono la partita.
Dopo due ore erano tutti sfiatati, stesi a bordo campo, con la testa rovesciata e la bocca aperta, in debito di ossigeno.
– Stasera si va a buttane… – sospirò uno spilungone col naso a becco e i capelli incollati all’indietro.
– Col cazzo ! – sbottò quello con gli occhi storti che mettevano sempre in porta. Quando arrivava il pallone a destra, si buttava a sinistra e viceversa.
– Senza… non ci si può andare, – fece ironico Nicola, disteso con le mani sotto la nuca.
Voleva essere una battuta, ma nessuno la comprese.
– Pino le conosce tutte, – disse Montedoro, asciugandosi il sudore della fronte col dorso della mano.
– Quanto costa? – chiese Geronimo in un fiato.
Nicola si passò la lingua sulle labbra.
– Perché non andiamo al Mirage? Ci sono le spogliarelliste.
– Geronimo non ha ancora 18 anni.
– Quanto costa ? – chiese quello senza fare una piega.
Montedoro fece la faccia buffa come tutte le volte che si apprestava a prendere qualcuno per i fondelli.
– Andiamo a rimorchiare le buttane e le portiamo al Mirage a vedere le spogliarelliste.
Il lungo sollevò la testa, tutto gonfio e bagnato di sudore.
– Discoteca?
– Attenzione ai reni… – disse Montedoro.
– Che vuol dire? – fece il lungo.
– Poi te lo spiega mia madre. È una discofobica. Sostiene che chi entra in discoteca ne esce malato.
– Ai reni?
– Le volte che va bene.
– Possiamo ballare al baglio Crimi, – brontolò Geronimo.
Montedoro annuì con soddisfazione.
– Le Crime…
– Io ho un mangiadischi… – sbottò il portiere della squadra, con un’espressione nauseata, – però mio fratello ci ha infilato dentro due dischi e non funziona più.
– Con voi non si può parlare mai seriamente, – protestò Nicola togliendosi le scarpe.
– Andiamo al cinema. Da qualche parte fanno Blow-Up.
Montedoro si alzò a fatica e si stiracchiò.
– L’ho visto.
– Cineforum?
– Ci siamo stati la settimana scorsa.
– Al Kalesa c’è il Teatro Officina.
Il portiere abbozzò una battuta.
– Aggiustano motorini?
Si beccò una pedata da Nicola.
Alla fine si accordarono per una briscola in cinque, col monte e con chiamata a partire da 81.
La serata si concluse in via Monteverdi, che tutti conoscevano col nome alle Palme, ad aspettare che l’omino col grembiale bianco si affacciasse dalla porta, tutto guardingo, con l’involto dei cornetti appena sfornati.