Giuseppe Giudice, appassionato e colto socialista, studioso delle evoluzioni politiche italiane ed europee ricorda in questo breve scritto Gilles Martinet, prima grande giornalista poi uomo politico di valore, padre del riformismo rivoluzionario.

di Giuseppe Giudice

 

 

Certamente fu una delle menti più lucide del socialismo francese. Da giovane fu militante della gioventù comunista. Uscì dal PCF nel 1938, dopo le grandi “purghe” staliniane, ed aderì alla SFIO (come si chiamava allora il partito socialista) . Ma dalla SFIO uscì con Michel Rocard, nel 1960, per protesta contro la repressione colonialista in Algeria. E con l’ex Trotzkysta Jean Poperen , diedero vita al PSU (partito socialista unificato) a cui aderirono molti esponenti della sinistra sociale cattolica e del sindacato CFDT (che aveva perso natura confessionale). Il PSU fu il partito della sinistra socialista. Impegnato in prima fila nella lotta contro il colonialismo. ERa una sinistra socialista diversa dal PSIUP (anche se un pezzo “eretico” di quel partito cercò un rapporto con loro).

Sandro Pertini su congratula con Gilles Martinet per la sua sua nomina di Ambasciatore della Francia in Italia

Molto più vicino alla sinistra socialista autonomista di Riccardo Lombardi. In quanto espressione di una politica neutralista contraria all’imperialismo ed al neocolonialismo occidentale; ma anche radicalmente critica con il “socialismo reale”. Martinet era un marxista eretico. Convinto di una transizione democratica al socialismo, che avrebbe dovuto seguire percorsi alternativi rispetto a quelli leninisti. L’autogestione era il suo cavallo di battaglia. Egli però concepì l’autogestione non come un modello bello e pronto da applicare meccanicamente alla realtà. Ma come un processo che avrebbe dovuto riguardare non solo l’economia ma la struttura stessa della politica e delle istituzioni. Un progetto autogestionario legato alla socializzazione dell’economia nel quadro di una pianificazione democratica. Martinet non credeva alla distruzione dello stato, ma ad una sua profonda trasformazione in senso democratico e socialista. Lo esprime bene nel suo opuscolo “la conquista dei poteri” dove scrive che il processo di democratizzazione degli apparati dello stato (burocrazia, esercito, magistratura, polizia ecc) era la condizione necessaria per avviare un processo verso una trasformazione socialista e democratica della società. Fu anche l’inventore del termine “riformismo rivoluzionario ” che Lombardi fece proprio. Fu uno dei protagonisti della rifondazione del socialismo francese ad Epinay, ed autore del “progetto socialista” e delle “tesi sull’autogestione – queste ultime si trovano su internet. Negli anni 80 fu nominato da Mitterand ambasciatore in Italia (la moglie era la figlia di Bruno Buozzi) …poi si allontanò dalla politica attiva. Una figura di ricordare