Le diatribe interne a Forza Italia e Partito Democratico tendono al progetto di costituzione di un soggetto centrista gradito a Bruxelles? I cepugli ago della bilancia?

di Angelomauro Calza

 

Abbiamo detto degli attuali dualismi interni a Forza Italia e al Partito Democratico. Quel che si è scritto altro non è che una sorta di fotografia in 3D di quel che sta accadendo.

Tajani e Bardi a Potenza

Tutto reale, realistico, vero e verosimile, ma sarebbe riduttivo ricondurre tutte le discussioni, le diatribe, le contese, le querelle, le dispute, le questioni e i diverbi da parte di Antonio Tajani a rafforzare il suo ruolo e tenersi sempre più stretto il partito, sostenuto in Basilicata da Vito Bardi, Elisabetta Casellati, Guido Viceconte e Vincenzo Taddei; dall’altra parte, quella interna al PD, con Roberto Speranza e Vito De Filippo opposti a Salvatore Margiotta e Piero Lacorazza a sostenere o a ostacolare il cammino certo di per sé già non agevole del segretario regionale Giovanni Lettieri, finalizzando il tutto, in entrambi i casi, al sostegno per guadagnarsi una candidatura in chiave parlamentarie del 2027 o prima se dovesse cadere la Meloni, addirittura a una candidatura nel 2029 alla Presidenza della Regione nel caso di Lacorazza. Sì, sono “questioni sul tavolo”, ci mancherebbe, ma, come direbbe qualcuno, “so’ cose di criaturi”, “so’ cianciarul’”, “so’ picci”.

Vito De Filippo

Al di là delle battute, è questa ora la realtà, e non possiamo disconoscere a tali dibattiti in atto dignità di legittimità, pur ritenendo futuristica la questione. Futuristica, non necessariamente futuribile, precisiamo. Anche e soprattutto perchè la questione lucana, a destra come a sinistra, non può non tener conto del palcoscenico nazionale in cui ci si muove e di cui si è in certo qual modo succubi, soprattutto dopo quel che abbiamo visto accadere e consumare sotto i nostri occhi, sempre a destra come a sinistra, in occasione delle designazioni a candidato Presidente della Regione lo scorso inverno. Sì, certo, il centrodestra è stato tutto sommato più rapido, il centrosinistra è arrivato in zona Cesarini, ma la nascita della candidatura di Bardi è stata travagliata e subordinata al risultato elettorale della Sardegna, maldigerita da Fratelli d’Italia, che però alla fine, dopo i risultati di Cagliari, ha ritenuto opportuno cedere e rilanciare il “bis”. Sulle dinamiche che hanno portato alla candidatura di Piero Marrese per il centrosinistra è meglio probabilmente stendere un velo pietoso, ma in maniera impietosa, e non per colpa sua, ci mancherebbe.

Piero Marrese

Anche qui, come per il centrodestra, Roma ha imperato! In sostanza, abbiamo avuto la dimostrazione che la Basilicata e i suoi rappresentanti di destra e di sinistra a Roma non contano una mazza, decide la capitale: “io so’ io e voi non siete un cazzo!” e il Marchese del Grillo nutre i politici lucani con le monete rese roventi dal fuoco e gettate ai loro piedi con la provocazione e l’invito a raccoglierle: come si chinano e le stringono in mano si ustionano le dita, aprono di getto la mano e le monete ricadono in terra… e per fortuna il rialzarsi di scatto a molti salva il deredano. E allora, appurato che la Basilicata è “Teveredipendente”, ragioniamo suol futuro, sulla prospettiva rispetto alle cose che potranno accadere. Il tema vero è che bisogna andare oltre le diatribe interne a Forza Italia e soggetti vari, cespugli, rovi e cespi di diversa natura. La verità è che la partita si gioca su un livello molto più alto che non quello tra il Sinni, il Basento e il Bradano, ma anche oltre Roma: tutto risente della spinta dell’Europa, di quell’Europa in cui ormai la sola Spagna rappresenta una sponda laburista, e in cui la Germania, la Francia, l’Austria, l’Olanda si sono arroccate su posizioni destrorse, ma al tempo stesso vogliono prendere le distanze dai crecenti estremismi interni ai loro Paesi resisi conto che altro non farebbero che danneggiare ulteriormente una situazione già di per sé delicata e bisognosa di sicurezze, certezze e stabilità sul piano economico, ma ancora più sul piano dei rapporti internazionali. La spinta viene da lì: c’è sete e necessità di moderazione.

Piersilvio e Marina Berlusconi (ph. Avvenire)

La discesa in campo dei Berlusconi, di Piersilvio o Marina da un lato e dello stesso Tajani dall’altro è legata o potrebbe esserlo all’idea di un grande centro che taglia le ali da un lato ai Cinquestelle e dall’altro a Lega e Fratelli d’Italia per consentire alla parte moderata del PD di prendere fiato e ai cespugli centristi, in primis Azione, ma anche Noi Moderati, il Partito Socialista e Italia Viva se resisterà al processo di suicidio assistito in atto, di essere ancora una volta ago della bilancia nella formazione di un grande centro che si candida a governare il paese, per di più con la benedizione dell’Europa. Se così è, diventa inconfutabile che il dibattito vero, seppur ancora in fieri, è tra PD e M5S da un lato e FdI, Lega e FI dall’altro. Meno all’interno di un partito e più tra le forze di coalizione. E il Partito Democratico che ancora si stringe a corte dei Cinquestelle fa un errore strategico, mentre a destra inizia a prendere coscienza di quanto sopra Forza Italia iniziando opera di distanziamento dai suoi attuali alleati, mentre la Lega alza il tiro per occupare esattamente quello spazio. Ecco, se questo è, in Forza Italia come nel Partito Democratico assisteremo prossimamente a un tiro alla fune interno, ma contemporaneo, con l’obiettivo comune di congiungere e annodare le estremità  delle due corde sconfiggendo chi invece tenderà di impedire che si ricongiungano.

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