Il PD non è affatto definibile progressista. Se vogliamo dare a questa parola un chiaro contenuto sociale. Sappiamo tutti che il PD è una forza di centro liberale (molto simile al partito di Macron) anche se in una parte dell’immaginario politico viene percepita come “di sinistra”.

 

 

di Giuseppe Giudice

Sarà pure un campo largo ma di progressista c’è ben poco. Fra l’altro ci sono diverse dissonanze tra i suoi promotori sul perimetro di questa alleanza elettorale. Alcuni propongono che esso vada da Calenda (!!!!!!!!) al PD, pssando per i 5s fino a MDP e SI. Altri vorrebbero escludere SI E I 5S (e forse l’MDP). Non solo è una operazione squisitamente politicista. Ma è anche un imbroglio politico. Alla base c’è la solita idea del voto utile contro una destra che molto probabilmente avrà la maggioranza nelle prossime elezioni ppolitiche. Non sottovaluto questa destra, che è fatta di fascisti, della destra xenofoba e razzista della Lega e di FI erede del partito-azienda di Berlusconi. Pensare di combattere questa destra in tal modo è follia politica. Anche perchè, in caso di vittoria quasi certa delle destre, non avranno vita facile a governare, per le forti tensioni interne (dovute anche a questioni di leadership) che già si stanno manifestando. Ma il problema vero è che il PD non è affatto definibile progressista. Se vogliamo dare a questa parola un chiaro contenuto sociale. Sappiamo tutti che il PD è una forza di centro liberale (molto simile al partito di Macron) anche se in una parte dell’immaginario politico viene percepita come “di sinistra”.

Jean-Luc Mélenchon

Una coalizione progressista (non oso parlare di socialismo) dovrebbe avere un atteggiamento radicalmente critico verso le politiche neoliberali, che hanno accresciuto enormemente le disuguaglianze, le ingiustizie sociali, svalorizzato e svilito il lavoro, con la abnorme estensione della precarietà e quindi dello sfruttamento. Del resto non è un caso che l’Italia è il paese che ha visto il maggior incremento (tra i grandi paesi europei) delle morti e degli infortuni sul lavoro. I vari goverrni diretti e guidati dal PD sono anche essi responsabili di ciò. Si dirà: ma a sinistra non esiste nulla di serio e concreto che possa essere alternativo al PD ed antagonista alle destre radicali. E’ largamente vero. La sinistra è ormai un campo residuale nel ns paese. Personalmente mi sono, a suo tempo iscritto a SI. Molti mi hanno criticato per la mia scelta. Sono state tutte critiche fatte con grande rispetto (a parte qualche sbavatura) e che avevano anche un contenuto di verità. Ho scelto SI, perchè, sia pur tra tante contraddizioni, è il soggetto che comunque si è posto il problema di costruire un campo un pò più largo a sinistra, rispetto ad altre piccole sigle, autoreferenziali e spesso velleitarie. Se poi SI sia riuscito a creare questo campo più vasto è discutibile. Ma quantomeno ci ha provato. E comunque intravedo, sempre di più in SI, compagni critici verso l’ipotesi di “campi larghi”. Il problema dirimente è la critica al capitalismo. Ma esso non può fondarsi sulle grida manzoniane, ma su progetto politico e programmatico organico come è stato quello di Corbyn, e come è quello di Melenchon. Del resto non è pensabile importare meccanicamente esperienze nate in contesti diversi. Come ho già detto, i tempi per ricostruire una sinistra di un certo peso in Italia stanno nel periodo medio-lungo.