Considerazioni storico-geografiche del momento sulla richiesta della Lega e sulle prerogative di Forza Italia e della Meloni

di Angelomauro Calza

 

“La Basilicata è la nostra linea del Piave. Non possiamo tornare indietro rispetto a un governatore che ha lavorato bene, ma indipendentemente dai candidati alle regionali per noi la cosa più importante è l’unità della coalizione”.

Il Presidente della Basilicata, Vito Bardi

Azz! Il Piave allora arriverebbe fino alla Bardilicata? Mannò, dai. Come? Questa dichiarazione della Ronzulli, a margine del Congresso provinciale di Forza Italia a Milano, c’entra come i cavoli a merenda? No, no. Semmai bisognerebbe dire: “ma come? Cavoli pure a merenda?” Qualche leghista pare abbia obiettato che per la lega è la linea del Piave, visto che rischia una Caporetto, ma per Forza Italia al massimo è un tentativo di fare la loro “Vittorio Veneto”. Vabbè, questioni di storia, limitiamoci alla geografia. Quella politica, però, applicata alla cartina geografica dello Stivale. Osserviamola bene e riempiamo le regioni non con i colori classici, ma con i simboli dei partiti. E limitiamoci al Sud.

Salvini, Meloni e Tajani (ph.Il Messaggero)

Allora: Puglia e Campania centrosinistra, evvabbè. Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise Forza Italia. Oh… allora il centrodestra è sinonimo di Forza Italia, sembrerebbe. Non, dai, saliamo poco poco e troviamo Abruzzo e, da qualche ora, Sardegna a Fratelli d’Italia. E la Lega? Si ferma all’Umbria, incastrata tra Toscana ed Emilia Romagna, di centrosinistra, e di fianco alle Marche e sopra Lazio e Abruzzo, tre feudi meloniani. Insomma la Lega sembrerebbe proprio circondata! Ecco allora che da questa banale considerazione potrebbe spiegarsi, come quasi certamente si spiega, la richiesta di ottenere la candidatura a Presidente della Basilicata: per una questione di opportunità, anche in vista delle Europee, che senza una presenza autorevole al Sud metterebbe in seria difficoltà la Lega. Salvini e anche Crippa non pare abbiano mai fatto questione di nomi e nemmeno che ce l’abbiano con il Presidente Bardi: non interessano i nomi, ma un riconoscimento politico soprattutto in virtù di un riconosciuto progetto comune di ripartizione delle presenze sul territorio. Sì, ma il nome a un certo punto pure deve venir fuori, diamine! Ed ecco che il ragionamento della Lega (che però facciamo noi come logica risultanza delle cronache registrate sino ad oggi) entra nel merito, e alle voci di possibilità di scelta di un candidato civico, Salvini potrebbe opporre due elementi: il primo è che se esiste una classe politica, perché delegare a soggetti terzi, soprattutto se è vero che il centrodestra è compatto? Il secondo è che – laddove dovesse accadere – questi deve avere sin da subito un nome e cognome e ricevere il gradimento della Lega. Sostanza: il civico non lo vuole probabilmente nessuno, soprattutto la Meloni, che da politica accorta di sicuro starà attenta a non cannibalizzare una forza alleata, soprattutto a poche settimane dal voto europeo. In questo senso il candidato non potrà che essere individuato e proposto all’interno della coalizione tra soggetti politicamente attivi, conosciuto e riconosciuti.

 

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