di Ghino di Punta
Mi sono svegliato di soprassalto. Ho fatto un sogno. Un ragazzo in pista che correva, correva… e gli spalti erano pieni. C’era la televisione, cronisti di tutto il mondo, lo stadio pieno… e lui correva, si impegnava, lo inquadravano in primo piano e gli si vedeva sul volto lo sforzo immane che stava compiendo…e poi la vedevo là la sua faccia anonima, nessuno che io conosca: incastonata in uno dei cinque cerchi olimpici. Che avrà voluto mai dire? Che era arrivato quinto? Non lo so. Me c’era poi come d’incanto tanta gente che ricopre ruoli diversi, ma tutti senza volto, senza nomi, tranne uno: Donato. Ma Donato chi? Non lo so. Ripeto: solo un nome senza volto. Ve lo racconto il prosieguo del sogno. Inutile che cerchiate di individuare i possibili protagonisti: è un sogno e ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, forzato e senza fondamenta di verità.
“Comandante, è arrivata la notizia dall’ospedale: ne è morto un altro poco fa”
“Il Comandante mò è occupato, dici a me”
“Si chiamava Donato. Era molto conosciuto”
“Evvabbè, mò che vogliamo fare, una tragedia? Che vuoi che sia un morto al giorno? Hai visto quanti ne stanno morendo in tutto il mondo? Mò ci vogliamo preoccupare di una sola persona? Non è che è morto qualcuno, oggi è solo scomparsa una persona”
“Ma forse va rivisto qualcosa nell’organizzazione della catena di comando, negli incarichi… qualcosa non va bene”.
“Ma tu che dici? Non l’hai sentito il sottosegretario alla guerra? Ci ha fatto i complimenti. Tutto a posto, tutto a posto… stai tranquillo”.
“Ma veramente io vorrei parlare con il Comandante, può darsi che lui se viene informato qualcosa possa pensare di cambiarla”.
“Ti ho detto che è occupato. Ci sono io a parlare per lui: lui tanto dice quello che gli dico io. Lui non deve pensare, c’è chi lo fa per lui. Lui deve solo comandare. Già ha provveduto. Ha richiamato in servizio gli esperti rianimatori, che doveva fare di più? E’ tutt’apposto. Tranquillo.”
“Ma forse qualcos’altro si può senz’altro fare… Quelli che cosa devono rianimare se uno arriva già mezzo morto? …Forse alla gente il numero dei morti non interessa, interessano i morti e basta. Morti che potevano essere ancora vivi se solo in rianimazione fossero arrivati per tempo, prima, o se grazie a quel che è stato fatto prima in rianimazione non ci arrivano proprio…”
“Se io dico che va bene così, il Comandante pure dice che va bene così: una morte al giorno toglie l’ipotesi di riorganizzazione di torno. Stiamo facendo bene. Cosa vuoi? Che vada da lui e gli dica di uscire e dirti quel che gli avrò detto di dire? E’ un passaggio inutile”.
“Ma…”
“Senti, stai tranquillo. Siamo sotto la media, qua dobbiamo guardare i numeri, uagliò, i numeri! E i numeri sono questi: stiamo facendo bene, i numeri dei morti so’ bassi. Stiamo vincendo la guerra.”
“Ma il Comandante… io voglio parlare col Comandante, voglio riferire a lui”
“No. Il Comandante ti ho detto che è impegnato. E poi è una persona sensibile, lo sai, tante cose è meglio che non gliele diciamo”
“Ma poi le viene a sapere dalla stampa, non è peggio?”
“I giornalisti possono scrivere anche fesserie. In tempi di guerra succede: sono emissari del nemico”
“Ma i medici al fronte pure si stanno arrabbiando”
“E cosa vuoi che contino i medici? Qua conta altro, conta la managerialità, la strategia, conta che quadrino i conti, e per far questo i medici non servono a niente. Ci stanno i medici che capiscono questo discorso e quelli che non lo capiscono”
“Ma quelli in prima linea stanno dando l’anima insieme a infermieri, operatori del 118, Protezione Civile, medici di famiglia… fatemi parlare col Comandante, per favore, io glielo devo dire di questa ultima morte e di tutto quel che sta succedendo in giro”
“Senti mò basta. Ti ho detto che il Comandante è occupato. Vattenne e guàrdati i numeri. Qua contano i numeri hai capito? I numeri, non le persone. E i numeri si cancellano, non muoiono”.
“Ma la gente non vuol più vedere carri funebri che accompagnano solitari i morti al cimitero”
“Carri funebri?… Ma quelli sono camper!”
“Azz! Mò che guardo meglio è vero! Sò camper! Non me n’ero proprio accorto…”
Ecco. Questo è il sogno. Mi ha scosso. Siamo fortunati che nella realtà le cose non vadano così, perchè sarebbe una vera tragedia.