Dopo i risultati delle Europee la famiglia Berlusconi tende ad aprire le porte del partito a chi non ha ancora scelto tra Azione e Italia Viva. Tajani resiste (prima parte)

di Angelomauro Calza

 

Il punto di partenza di questo scritto è che la famiglia Berlusconi è insoddisfatta di quello che è il consenso che raccoglie il partito.

Giuseppe Fioroni

Il movimento di Fioroni, Tempi nuovi, ad esempio, a maggio è stato contattato dalla Moratti e alle Europee ha sostenuto e votato i candidati di Forza Italia: Moratti al Nord, Polverini al Centro, al Sud Martusciello, perchè Aldo Patriciello era andato con la Lega e non c’era un outstanding spendibile. Fioroni nel Mezzogiorno ha dato ai suoi indicazione di voto in favore di Giosi Ferrandino di Azione, antagonista diretto nella stessa lista di Marcello Pittella. Peppino Gargani invece, dalla cabina di regia di Avellino ha favorito il voto per Forza Italia.

renzi e calenda

Prevalentemente il movimento di molti appartenenti all’area popolare, alle elezioni, quando è crollato l’asse Renzi-Calenda sono rimasti spaesati. Il cuore del problema quindi è diventato l’area di centro: alle politiche si è votato prevalentemente la lista politica dell’asse Renzi Calenda, mentre un anno dopo, con la rottura tra i due, quelli che non avevano aderito formalmente né ad Azione né a Italia viva, hanno votato prevalentemente per Forza Italia: sono rimasti al centro trovando il proprio candidato da sostenere dentro agli Azzurri, come la Moratti e la Polverini.

Letizia Moratti

In Puglia Forza Italia non aveva una leadership riconosciuta e spendibile, in Calabria si puntava tutto su Occhiuto, in Campania su Martusciello: insomma, al Sud la lista di Forza Italia era quella meno rappresentativa e quindi molti hanno continuato a votare per Italia Viva o Azione. Dopo il risultato, passata tempesta e paura per Forza Italia avendo conseguito con lo stesso risultato della Lega un grosso successo, ci si è soffermati ad analizzare il voto e alcuni analisti sono giunti alla conlcusione che è stato un successo dovuto più alla defaillance di Renzi e Calenda che non a una performance di Forza Italia. E quindi la famiglia Berlusconi a questo punto ha iniziato a guardarsi intorno e  al Nord, a Milano, luogo di partenza prescelto, hanno subito individuato un personaggio come la Moratti per allargare i consensi. In questi ultimi tempi, fatte riunioni e congressi, dentro Forza Italia si sono andati definendo un po’ di comparti: in Piemonte conta prevalentemente Cirio, su Milano la Moratti, poi c’è Marica Sarti; al centro la situazione è controllata strettamente dagli amici di Tajani e nel Mezzogiorno se la giocano Occhiuto e Martusciello.

Roberto Occhiuto

In Sicilia Schifani. Questo il quadro dei notabili. Ora FI, secondo il volere dei Berlusconi, deve crescere, e quindi assorbire tutti i malpancisti di Azione e Italia Viva e ricostruire un soggetto di centro tendenzialmente proteso a recuperare i voti perduti in favore di Fratelli d’Italia. Dai tempi di Berlusconi a quelli della Meloni le situazioni si sono invertite, il loro tentativo è di provare il recupero. C’è quindi una sorta di campagna acquisti in atto, ma siccome FI sarà pure un partito tutto sommato residuale come consensi, ma forte come struttura organizzativa, i riferimenti concreti e solidi sul territorio ci sono e con a quelli si devono fare i conti. Ci sono le persone disponibili e tutti quelli che non hanno aderito né ad Azione né a Italia viva che vogliono capire quali ruoli devono e possono giocare se entrano in Forza Italia. E’ sostanzialmente una situazione a macchia di leopardo, scomposta, con territori in cui Forza Italia è più o meno forte e altri dove è completamente vuota, come ad esempio la Puglia, regione dove a parte Francesco Paolo Sisto a Bari e Mauro D’Attis nel Salento non ha più nessuno, non c’è una classe dirigente ferrata e radicata sul territorio. Ecco il motivo per cui Forza Italia diventa oggi un partito interessante se si apre: dovrebbe diventare contendibile. E quindi c’è un primo scontro tra la famiglia Berlusconi e Tajani: i primi che vorrebbero aprire, il secondo che vorrebbe continuare a controllare il partito.

Il Presidente Vito Bardi e il ministro Alberti Casellati,

Se questo è il quadro nazionale, variabile a seconda del territorio, la Basilicata è nelle mani di Bardi, Casellati, Viceconte e Taddei: se si parla con i dirigenti nazionali e chiedi chi è Forza Italia in Basilicata, questi sono i nomi. E hanno tutti Tajani come riferimento. Possiamo ipotizzare che laddove è forte Tajani ci sta la possibilità che la famiglia Berlusconi contatti soggetti che magari non lo hanno molto in simpatia, ma i Berlusconi rischiano di fare un torto a Tajani più se si tratta di contendersi un territorio del Nord che non del Sud: praticamente non gli interessa molto del Mezzogiorno. Gli eredi del Cavaliere tengono più ai territori del centro e del settentrione che non creare un territorio di contesa al Sud. Hanno voglia di rendere il partito contendibile, non difendono nessuno, sono aperti a fare entrare chiunque lo voglia, e vale per il nord e per il sud. Se proprio devono contrastare Tajani meglio che accada in altitalia che non nel meridione. Al Sud comunque guardano e si muovono: stanno tentando di legarsi a Occhiuto, che potrebbe diventare il maggiore antagonista di Tajani, ed è molto considerato. Per quel che riguarda Schifani e la Sicilia, pur essendo con loro, lo considerano ormai in uscita, si tratterebbe di trovare un successore che potrebbe essere l’on. Castiglione che era in FI, poi eletto con la Carfagna e con Azione, prima delle europee è tornato in FI e lo hanno bene accolto tutti: un ritorno per un rilancio? Carfagna e Gelmini si stanno organizzando per tentare di andare con Lupi, operazione che è ormai cosa fatta, e il partito che hanno costituito sarebbe risultato così una mera finzione, solo un partito sulla carta. Bene, e la Basilicata? Domani la seconda puntata.

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