Solo reazioni negative sui social alla notizia della candidatura dello specialista in oculistica Domenico Lacerenza. Intanto si organizza il terzo polo degli amministratoti delusi. Vuoi vedere che si rende conto e rinuncia?

di Angelomauro Calza

C’è aria di primavera, le galline dopo un periodo durante il quale non hanno deposto uova, in corrispondenza del rinnovo del piumaggio, hanno ripreso. Il centrosinistra ha fatto di più: appena si è rifatto il piumaggio ha deposto un uovo e… giacchè c’era ha fatto pure la frittata! Il candidato Presidente è il dottor Domenico Lacerenza? Lo specialista in oftalmologia, oculistica e quant’altro? Primario ospedaliero a Potenza? Ben venga, per carità! Magari può aiutare la gente a vederci più chiaro in questa strana situazione che ha visto avvinghiati intorno a rebus e sciarade da risolvere e sudoku da far quadrare il Partito Democratico, i Cinquestelle e Basilicata Casa Comune, con intorno poi tutti gli altri satelliti, dal Psi a Basilicata Possibile, a Italia Viva, dai Verdi a Sinistra Italiana (Azione dsi è già sfilata avendo trovato il giusto alibi) e chi più ne ha più ne metta. Certo è che quando tutti si aspettavano o una convergenza di PD e Cinquestelle sul nome di Angelo Chiorazzo o una spaccatura che avrebbe portato BCC ad andare da sola, senza sigle ufficiali collegate, o anche una corsa solitaria del Movimento Cinquestelle, ecco il colpo di scena, la mandrakata: dal cilindro viene tirato fuori il nome di Domenico Lacerenza, considerato, nelle dichiarazioni ufficiali del momento topico, l’elemento unificante della coalizione di centrosinistra. E ne parlano bene tutti i protagonisti. Peccato che un momento dopo, sui social, come prevedibile, si scatena la tempesta: sono tantissimi i post e i commenti, tutti parlano bene del professionista, ma tutti parlano male dell’operazione. Insomma, a dirla chiaramente: il nome di Lacerenza unisce Schlein, Conte e Chiorazzo, ma distanzia l’elettorato dalla scelta elettorale. Dobbiamo dirla ancora più chiaramente? L’impressione è che la gente si sente in certo qual modo tradita e Lacerenza non lo vuole nessuno non per lui, ma per come è venuta alla luce la sua candidatura, altro che nome unificante! E allora vediamo di capire come è successo. Succede che a un certo punto Giuseppe Conte, esasperato, chiede con veemenza di fornirgli il nome di un primario. Ha praticamente deciso che quella debba essere la strada dell’unificazione. E Chiorazzo gliela fornisce la lista dei primari del San Carlo. E Conte cosa fa, allora? Secondo indiscrezioni ovviamente tutte da verificare, scorre la lista e legge che Lacerenza è di Barletta e che il primo incarico lo ha avuto all’ospedale di Lucera, che dista pochi chilometri dal suo paese. Gli basta questo, non altro, per decidere che il candidato Presidente debba essere lui dopo aver chiesto a sue persone fidate informazioni sul suo conto, ricevendone riscontri positivi. E così è. Solo che, come dicevamo, le reazioni sono da rivoluzione, cosa mai avvenuta in Italia, e in Basilicata solo in occasione della protesta di Scanzano Jonico contro il deposito di scorie nucleari, nel 2003. Massì, dopotutto si sa: oggi ti distruggono, domani già dimenticano. Sì, i social forse, ma il fatto che amministratori che avevano abbracciato la causa di BCC insieme ad altri che invece si sono sentiti presi in giro da Partito Democratico e Cinquestelle stiano organizzandosi per dare corpo e anima a un terzo polo è altra cosa: significa che, come diceva Bartali, “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. E vuoi vedere che una mano a rifare tutto la da proprio Domenico Lacerenza? Essì perché non più tardi di due ore fa Ultimora.net-Politics riporta un suo X: Io sono stato coinvolto appena ieri pomeriggio, prendo atto della fiducia che mi è stata riconosciuta. Sono stato catapultato in questa impresa, che può incuriosire, mi rendo conto, ma mi servono 24 ore per orientarmi”. Come dire che lui si candiderebbe per curiosità, ma che molto probabilmente rinuncerà.

 

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