Cd’A per AL, Apibas, Sviluppo Basilicata e SEL: tutti d’accordo. Maggioranza e opposizione uniti soprattutto in nome di 14 postazioni da assegnare? E così sia, purchè tutto funzioni meglio e in favore dei cittadini che pretendono servizi efficienti
di Angelomauro Calza
Lo avevamo anticipato ieri per primi come indiscrezione nell’articolo messo a disposizione online alle 9:03 (leggi qua https://www.angeloma.it/politica/indiscreflash-aql-basilicata-sviluppo-sel-e-apibas-arriva-il-cda/), e nel tardo pomeriggio di ieri c’è stata la conferma: Acquedotto Lucano ha rieletto nell’assemblea dei sindaci Alfonso Andretta Amministratore Unico dell’Ente, ma con incarico a termine, sei mesi. Nel frattempo si lavorerà per insediare un Consiglio di Amministrazione per una gestione più collegiale dell’Ente. Stessa sorte avranno anche Sviluppo Basilicata, Apibas e SEL. Nel merito i media abbondano di cronache dell’Assemblea del Park Hotel, più che esaustive e rappresentative dei fatti avvenuti. In realtà quello che abbiamo scritto va oltre o – forse ancora meglio – dietro le quinte, ci sono alcune considerazioni che non possono essere sottaciute. Parlavamo ieri di una riunione di maggioranza che si è tenuta alla Regione nella mattinata di martedì scorso. Abbiamo scritto che in quella sede i consiglieri di maggioranza hanno esercitato pressioni sul Presidente Bardi per impegnarlo a far sì che tutte le società partecipate avessero un Consiglio di Amministrazione anzichè un amministratore unico, così come da accordi sottoscritti in sede romana da tutti i segretari regionali della maggioranza, alla presenza anche del Presidente Bardi. In realtà il Presidente non mai ha frapposto ostacoli alla decisione: la sua unica preoccupazione era il possibile incremento dell’impegno di spesa non volendo incorrere in osservazioni possibili da parte della Corte dei Conti.
Quando gli è stato fornito un parere di un professore universitario che rassicurava in tal senso a patto che restasse invariato l’impegno di spesa a fronte di una ripartizione delle somme impegnate tra i componenti del Cd’A e non più appannaggio del solo Amministratore Unico, senza aumenti, Bardi non ha più frapposto ostacoli all’intesa raggiunta a Roma (una precisazione è d’obbligo: l’accordo in oggetto è stato raggiunto qualche settimana fa, e non fa parte degli accordi e delle condizioni che hanno consentito a febbraio la ricandidatura del Presidente Bardi). Il dato politico da tener presente, quindi, è che la decisione votata dai sindaci, che pure hanno svolto un ruolo importante nel cambio di rotta e che comunque già tramite Egrib controllano Acquedotto Lucano, viene dopo una intesa a livello regionale, come dire che l’istituzione del Consiglio di Amministrazione e la nomina semestrale ad Alfonso Metello Francesco Andretta è stata votata al Park Hotel, ma è frutto anche e soprattutto di una intesa ad altri livelli. Intesa che sarà estesa anche agli altri tre Enti partecipati, come dicevamo, per cui a breve anche Apibas, Sviluppo Basilicata e SEL subiranno un cambiamento dell’assetto di gestione. E la minoranza? Quel centrosinistra che aveva proposto un nome alternativo a quello di Andretta? Alla fine la candidatura del sindaco di Colobraro, Andrea Bernardo, è stata ritirata prima della votazione. Un centrosinistra collaborativo, quindi? In nome di una gestione più collegiale dell’Ente a tutto possibile favore di una maggiore efficienza nella gestione delle acque con conseguenti minori disagi per i cittadini? Sicuramente, ma questo è il lato più nobile della questione, noi vogliamo essere anche un po’ più pratici e maligni: una cosa è lasciare nelle mani di quattro Amministratori Unici gli enti, un’altra è istituire un consiglio di Amministrazione con cinque componenti per Acquedotto Lucano e verosimilmente di tre per ciascuno degli altri. Oh, come diceva Totò, “ccà nisciuno è fesso”, perché mettersi di traverso? Se questi sono i numeri, si tratta di ben 14 postazioni da assegnare, e di queste almeno cinque saranno assegnate alla minoranza. Un domani, qualora i numeri dovessero cambiare e maggioranza e minoranza si trovassero ad essere invertite, si invertirebbero anche i numeri delle postazioni da assegnare e allora dal 9 a 5 si passerebbe al 5 a 9… Ma tant’è, questa è la politica: accordi e intese si raggiungono anche e soprattutto in funzione delle convenienze. Nulla quaestio. E se così deve essere, così sia, purchè tutto davvero funzioni meglio, tenendo ben presente che dietro a ogni numero ci sono migliaia di cittadini. Ma non è che questa potrebbe essere una soluzione che alla fine esalta il consociativismo e segna l’inizio della fine dell’opposizione democratica?