Dall’ex Consigliere regionale Enzo Acito, riceviamo e pubblichiamo una nota riguardante un appalto per il recupero del patrimonio edilizio di una parte consistente del Sasso Caveoso
di Enzo Acito*
Siamo davanti ad un primato da Guinness: la durata di un appalto pubblico che si trascina da oltre 27 anni.
L’ aggravante: appalto nei Sassi di Matera patrimonio Unesco dal 1993. Ventisette anni dall’ affidamento dell’incarico di progettazione del 1996, per il recupero del patrimonio edilizio finanziato con la legge 179/92. Una parte consistente del Sasso Caveoso interessato dal cantiere per il recupero edilizio finalizzato a realizzare 72 alloggi da destinare ad edilizia sociale con un finanziamento di oltre 9 milioni di euro. Dalla data dell’appalto (2005) ad oggi si sono succedute varianti che hanno ridotto gli alloggi da 72 a 40 e, infine, l’ultima proposta del comune di Matera di portare il numero a 7 alloggi con il recupero di 17 locali non residenziali. Negli anni è cambiata la classificazione sismica del territorio regionale (2003), complicando le procedure per le verifiche statiche degli edifici interessati, con la conseguente necessità di verificare l’idoneità delle opere di consolidamento eseguite e progettate. Degli oltre 9 milioni del finanziamento risultano rendicontati e spesi circa 5,5 milioni di euro con un residuo disponibile di oltre 3,6 milioni di euro. Lavori fermi, contratto rescisso con l’appaltatore.
È di giugno 2020 la relazione del commissario straordinario nominato dalla regione per fare il punto della situazione da cui emerge la necessaria approvazione, da parte della giunta comunale di Matera, della perizia di variante relativa ai sette alloggi da completare con il recupero dei locali non residenziali. Delibera approvata ed inviata dal comune di Matera alla regione il 21 luglio 2021 a cui la Regione Basilicata non ha ancora risposto. Roba di ordinaria mala-burocrazia. Con più aggravanti. Stato di degrado nel cantiere recintato da ormai 18 anni, immagine di abbandono ambientale lungo percorsi interessati da numerosi flussi turistici. Lo stato di degrado non è solo visivo, con erbacce ed animali poco adeguati alla accoglienza turistica, ma interessa anche le strutture portanti che, senza interventi di consolidamento specifico, rischiano di collassare creando problemi non solo statici ma anche di sicurezza per turisti e residenti. Esistono certamente le soluzioni, forse non esiste la volontà di affrontarle evidenziando un’evidente responsabilità, visti i mancati riscontri, degli uffici regionali. Per la spiccata vocazione turistico ricettiva, la domanda di immobili, nei Sassi, è superiore all’offerta per cui, paradossalmente, la revoca del finanziamento regionale non sarebbe una catastrofe ma, con specifici avvisi pubblici, si potrebbero acquisire candidature di soggetti pubblici e/o privati interessati a completare i lavori di recupero negli immobili, con risorse proprie da portare a scomputo come sub-concessionari, adottando i criteri già collaudati della legge 771/86. Purché si decida, purché si esca dal limbo asfissiante di questo appalto che ha paralizzato diversi comparti nei rioni Sassi, facendo crescere paurosamente il degrado ambientale e statico, con il cantiere sommerso da erba e rifiuti e con quadri fessurativi su murature messe in sicurezza che, però, ostentano il proprio rischio in bella evidenza. Se, malauguratamente, si verificasse un crollo, non cadrebbero solo le strutture, crollerebbe la capacità attrattiva, franerebbe il Pil, non solo della città di Matera, con buona pace della diffusa microeconomia privata che ha deciso di investire le proprie risorse nell’accoglienza turistica e con buona pace del ministro Salvini che ha promosso il nuovo Codice per ridurre i tempi di realizzazione degli appalti pubblici.