A ottobre su Amazon “L’ espulsore”, il film che ripercorre le ultime ore di vita del ventunenne Marco Vannini e della famiglia della fidanzata. Il giovane è stato colpito inspiegabilmente con un colpo d’arma da fuoco e lasciato agonizzare per ore, morendo dissanguato. Scritto da Ieva Lykos e diretto dal potentino Carlo Fusco

il regista Carlo Fusco

Il film nasce da una sceneggiatura di Ieva Lykos che ha già scritto il film tratto dalla storia vera di Joseph Fritzl – l’uomo che ha nascosto sua figlia nell’interrato della propria casa per quasi 20 anni – “L’ultimo codice”  vincitore di 50 premi cinematografici in tutto il mondo (vedi link  The Final Code (2021) – Premi – IMDb), diretto dal regista lucano Carlo Fusco. “L’ espulsore” è stato prodotto dalla casa di produzione Beskion, amministrata da Fabio Mancini insieme a Carlo Fusco che ne firma anche stavolta la regia. Ad Angelomà parlano Ieva Lykos e il regista, potentino di Valle Paradiso, Carlo Fusco

di Angelomauro Calza

Come mai, tra tanti fatti di cronaca, proprio il caso Vannini?

Carlo Fusco: Il caso Vannini credo sia quello più assurdo proprio per le modalità in cui si è consumato.  Anche volendo essere in buona fede e prendere per buono le dichiarazioni rese dalla famiglia Ciontoli, che il colpo sia stato accidentale, ciò che scuote è il comportamento del dopo che i protagonisti della storia hanno mantenuto, dal primo all’ultimo: l’omissione di soccorso, la cattiveria, le bugie, l’invenzione del “colpo d’aria”. Questo susseguirsi di azioni che, per salvare la faccia e il posto di lavoro, portano un promettente giovane ragazzo ad una tragica morte che ha, a dir poco, del ridicolo.

Ieva Lykos

Ieva Lykos: Considero che questo caso sia un simbolo della società odierna e vale la pena soffermarci e riflettere seriamente sul contesto nel quale viviamo. Questa storia ci insegna come l’apparenza, la reputazione, il denaro sono arrivati a prevalere sulla vita umana e che oggi, sembra tutto sia lecito, che si possa ottenere tutto senza considerare le conseguenze.  La mancanza di valori ha portato a un deterioramento dei rapporti umani, al distacco tra gli individui, al non amore, al non rispetto, anche in ambito familiare. Ad oggi, l’egoismo e l’individualismo prevalgono e il caso Vannini è una chiara prova del declino della nostra società.

 

Avete consultato solo gli atti o avete sentito persone?

Carlo Fusco: Ci siamo avvalsi solo di atti. Volutamente, non abbiamo cercato di sentire persone informate dei fatti proprio per non essere influenzati in alcun modo tant’è che non c’è nemmeno una nostra opinione personale sul caso.

Ieva Lykos: in fase di stesura facevo delle valutazioni sulle dichiarazioni rese pubbliche da vari vicini di casa, dai genitori di Marco e da altri. C’erano varie tesi sul caso: chi sosteneva che quello a sparare fosse stato Federico in quanto l’auto del padre non era parcheggiata fronte casa, altri che supponevano fosse stata Martina, altri che non è stato sparato nella vasca da bagno bensì in sala. Per me, andare a creare scenari diversi da quelli stabiliti dai giudici era non solo rischioso per la reputazione di certe persone, ma poteva diventare anche presuntuoso da parte mia, non essendoci elementi e prove per poter delineare scenari diversi da quelli che sappiamo.

 

Quanto è contato il pensiero della gente rispetto alle risultanze dell’inchiesta?

Carlo Fusco: Della gente, generalmente, non credo sia contato un granché. L’unica cosa a livello processuale che forse ha contato è il polverone che ha alzato la madre perché ci sono tanti casi analoghi dove invece giustizia non è stata fatta. Talvolta i genitori non hanno modo, o non hanno forza, o non hanno volontà e si chiudono in sé stessi non arrivando ad ottenere visibilità da parte dei mass-media e, di conseguenza, non può esserci alcun tipo d’influenza nelle inchieste.

Ieva Lykos: Più che il pensiero della gente, credo abbia contato il mass-media. Un grosso contributo l’aveva dato il servizio inchiesta realizzato da Le Iene che è riuscita a delineare numerosi elementi chiave che non tornavano in questa storia. Quando, in fase iniziale, la famiglia Ciontoli fu condannata a pene molto blande, era partito un vero e proprio processo mediatico dove tutti potevano formulare giudizi, concorrere a creare, peggiorare o migliorare la figura del colpevole. Dopo le varie fasi processuali, in Cassazione, le condanne sono state accolte dalla gente come “soddisfacenti” ma non possiamo sapere se questo è accaduto perché i giudici si sono fatti influenzare dal pensiero comune o perché hanno valutato diversamente gli elementi processuali.

Chi ci ha lavorato?

Carlo Fusco: Le maestranze di questo film sono state coperte da ragazzi giovani, con tanta passione, carica e voglia di fare, cosa che è difficile oggigiorno trovare.  Il film è stato girato interamente di notte ed è stata una prova di forza da parte dell’intero staff che ha preso la cosa come una sfida. Tutti venivano con esperienze pregresse, più o meno importanti, in particolare il direttore della fotografia Luca Bertossi con il quale ho già lavorato in passato e che ha diretto dei suoi cortometraggi vincendo premi. La cosa bella è che sul set sono stati riuniti tecnici da tutta Italia perché, oltre a Luca che è udinese, c’era il suo aiuto Lorenzo di Lello di Pescara, il mio aiuto regia romano Nicolo Palladino con il quale ho già lavorato, l’organizzatore Ivan Francaviglia, il fonico Daniele Sciacca e la truccatrice Valeria Gatto, siciliani, e Stefania Rizzo di origini napoletane, segretaria di edizione che non mi mollava un secondo.

Ieva Lykos: Essendo pure attrice, ho avuto l’occasione di coprire un ruolo secondario nella storia che è quello dell’infermiera che aveva soccorso il ragazzo dopo le chiamate al 118 e così, ho avuto modo di avere a che fare con l’intero cast artistico che è composto sia da attori con esperienze pregresse che con attori giovanissimi, alle prime armi ma che sono stati all’altezza. Essendo questa una tragedia, i ruoli sono stati enormemente impegnativi, di grossa carica emotiva. Gli attori che hanno interpretato la famiglia Ciontoli (nel film Vitale) Franco Vella, Daniela Pupella, Alyssa Keta, Matteo Immesi e Andrea Firicano sono riusciti a creare un’ottima sinergia, si percepiva sul set il forte sodalizio e, ulteriormente, l’omertà concordata per venirne fuori puliti o quasi. Non sono stati diretti puntando su una copia fedele dei personaggi reali e questo mi ha fatto piacere in quanto quello che dovevano fare era di vivere l’accaduto anche mettendoci del loro bagaglio emotivo. Lo stesso carico di forte drammaticità è stato per Alessandra Paganelli e Francesco Davide Clemente, per Giovanna Macaluso e Federico Cimò che hanno dovuto interpretare i genitori del povero ragazzo e rispettivamente gli zii. Non a meno sono state le interpretazioni di Francesco Russo (il medico del PIT) e Martino Terranova (il maresciallo) i cui ruoli sono stati fondamentali per ricreare quella tragica notte. Tommaso Ferrandina che ha interpretato Marco (nel film Matteo) credo abbia avuto il ruolo più difficile a livello attoriale in quanto doveva calarsi in uno stato tormentoso ed agonizzante, in un progressivo affievolimento delle funzioni vitali e cognitive.

Quando uscirà il film?

Ieva Lykos:Il film uscirà i primi di novembre su Amazon Prime Video.

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