Si è conclusa a Chiaromonte l’esperienza formativa degli alunni dell’Istituto Comprensivo Don Bosco. Al Progetto “A scuola di archeoantropologia” hanno partecipato sessantatre studenti, provenienti da Carbone, Chiaromonte, Fardella e Teana, divisi in tre moduli di cui sono state tutor le insegnanti Maria Tiziana Deodati, Rosa Assunta Ricciardi e Angelina D’Angelo
Martedì 11 giugno 2019 si è conclusa a Chiaromonte (PZ), presso il Museo archeoantropologico “Lodovico Nicola di Giura”, una singolare esperienza formativa dal titolo “A Scuola di archeoantropologia”, svolta nell’ambito delle attività di “Potenziamento dell’educazione al patrimonio culturale, artistico e paesaggistico” sostenuta con Fondi Strutturali Europei, così come previsto nella misura 10.2.5A-FSEPON-BA-2018-25.
Il Progetto è nato dalla volontà di offrire agli alunni la possibilità di usufruire di un’importante risorsa del territorio, il Museo archeoantropologico di Chiaromonte. Il Dirigente scolastico, prof.ssa Maria Vitale, ha subito ritenuto valido il Progetto e seguito con attenzione tutto il percorso, che ha poi sintetizzato nel suo intervento nell’incontro finale del giorno 11 giugno, alla presenza dei genitori e delle autorità.
L’Istituto Comprensivo Don Bosco ha attivato in quest’anno scolastico diversi Progetti PON, che hanno arricchito l’offerta formativa della scuola, nell’ottica dello sviluppo armonico del bambino, che si acquisisce attraverso modalità e approcci diversi. Un validissimo contributo è stato apportato dal DSGA, Domenico Giuseppe Acchiappati, che ha curato tutta la parte burocratica, rendendo possibile la realizzazione di questo e degli altri PON.
Al Progetto “A scuola di archeoantropologia” hanno partecipato sessantatré studenti, provenienti da Carbone, Chiaromonte, Fardella e Teana, divisi in tre moduli di cui sono state tutor le insegnanti Maria Tiziana Deodati, Rosa Assunta Ricciardi e Angelina D’Angelo.
Il percorso formativo è stato curato da esperti esterni: gli archeologi Antonio Affuso, Ada Preite e Valentino Vitale e l’archeotecnico, Vito Antonio Baglivo, che da volontario ha collaborato al progetto. E’ stata costituita una équipe interdisciplinare capace di trasferire conoscenze ed esperienze tecnico-pratiche di alto profilo, diversificate ed inerenti le tematiche del PON. Finalità del progetto è stata, infatti, la sensibilizzazione degli studenti alla conoscenza delle radici storiche della comunità di appartenenza, alla fruizione consapevole del patrimonio culturale del territorio, messo a disposizione dal Museo archeoantropologico, e alla capacità di trasformare in abilità le informazioni acquisite con pluralità di linguaggio, in un potenziale conoscitivo volto al rispetto e alla conservazione del proprio patrimonio storico e per essere principali protagonisti della sua valorizzazione e trasmissione.
Ada Preite, curatrice del modulo “Gli Enotri a Chiaromonte. Il mio Museo racconta…1”, afferma che argomenti centrali del PON e unificatori dei tre moduli sono l’archeologia e l’archeoantropologia che ricostruiscono la storia degli Enotri, popolazione italica che ha occupato il territorio calabro-lucano, oggi corrispondente in gran parte all’area del Parco Nazionale del Pollino, dalla media età del bronzo (XVI secolo a.C.) al V secolo a.C.. Chiaromonte e il suo territorio (bacino fluviale Sinni/Serrapotamo) costituiscono ad oggi e in ambito lucano l’areale più importante di presenza enotria. Numerosa è la documentazione archeologica costituita da necropoli che hanno restituito ricchi corredi funerari, testimonianza di comunità evolute e in contatto con altre realtà antropiche e culturali. Le sepolture enotrie di Chiaromonte, come quelle di Guardia Perticara e Alianello (bacino fluviale Agri/Sauro), hanno restituito numerosi scheletri di individui adulti, di entrambi i sessi, e di bambini, che è stato possibile analizzare, ottenendo così importanti informazioni sulle caratteristiche fisiche, sull’alimentazione, sulla salute e sulle attività lavorative svolte in vita. L’insieme della documentazione archeologica e archeoantropologica e le conoscenze acquisite con lo studio dei reperti, costituisce ad oggi un imponente patrimonio culturale a disposizione non solo del mondo accademico e scientifico ma soprattutto della comunità di Chiaromonte e di quelle circostanti. Un patrimonio che l’amministrazione comunale e gli studiosi, in collaborazione con le istituzioni (Mibac, Regione Basilicata, Parco Nazionale del Pollino), hanno magistralmente reso disponibile dal 2017 con la realizzazione del Museo archeoantropologico. Un bene culturale comunitario che rappresenta una ottima risorsa sostenibile per una migliore crescita socio-economica e culturale delle giovani generazioni.
Le lezioni frontali e le attività di laboratorio, dichiara Antonio Affuso, curatore del modulo “La Preistoria e la Protostoria dell’Uomo-1”, sono risultate fondamentali per consentire agli studenti l’apprendimento degli aspetti tecnologici e culturali che hanno caratterizzato la vita dei popoli antichi. Attraverso l’attività manipolativa e i vari laboratori -scheggiatura della pietra, frantumazione e impasto dell’argilla, modellazione a mano e a tornio dei vasi, nozioni di conciatura e intelaiatura delle pelli, simulazione di scavo archeologico- gli studenti hanno raggiunto una buona comprensione delle tecniche e dei materiali in uso nell’antichità. Inoltre, tramite la suddivisione del lavoro ogni studente ha compreso e svolto il proprio compito con consapevolezza e responsabilità; l’attribuzione di un ruolo specifico ha permesso agli studenti di acquistare maggiore fiducia nelle proprie capacità, riscontrando, tra l’altro, un interesse diffuso e maggiore impegno nello studio e nelle attività sia singole sia di gruppo.
Con il modulo “Tutti al museo”, curato da Valentino Vitale, è stata offerta la possibilità agli studenti di conoscere un mondo nuovo e avvincente di fare didattica e ricerca in un’istituzione museale. Attraverso tecniche e metodi sviluppati recentemente in ambito accademico e di ricerca e presentati in forma semplice e adatta all’utenza scolastica, i ragazzi sono stati avviati a quella che può essere definita una parte del settore digitale in ambito archeologico. Nelle diverse sezioni del modulo sono state approfondite tecniche di fotografia e di fotomodellazione tridimensionale. La fotomodellazione 3d è la tecnica che permette di realizzare oggetti ruotabili a 360° e prevede l’uso di una fotocamera. La metodologia adottata, accattivante e coinvolgente, ha suscitato grande entusiasmo negli alunni partecipanti al progetto. La loro voglia di imparare è diventata esaltazione nel momento in cui sono stati coinvolti attivamente nelle attività laboratoriali e, in particolare, quando è stato spiegato loro il funzionamento e l’uso del drone. L’aver provato e realizzato quello che gli veniva proposto durante le ore di lezione è stato recepito con grande coinvolgimento e passione.