Giuseppe Giudice, appassionato e colto socialista, studioso delle evoluzioni politiche italiane ed europee sposta la sua attenzione oltreoceano e ci racconta la rivoluzione messicana ed Emiliano Zapata, che aveva il sogno di costruire un “socialismo rurale”, ucciso dai massoni messicani in una imboscata tesagli da Carranza
di Giuseppe Giudice
Per cui si parlò di “macelleria messicana”. Da credente mi è doveroso sottolineare un altro aspetto poco conosciuto. La Costituzione Messicana del 1917, non si limitava a proclamare la piena e giusta laicità dello stato. Ma arrivava a proibire il culto religioso. Il Messico era un paese profondamente cattolico – con elementi sincretistici – ma nel sud Italia ed in Spagna non sono a lungo rimasti elementi sincretici nella religiosità popolare . La Costituzione non fu applicata di fatto (su questo punto) fino al 1926 , quando un altro massone filo-Usa, Plutarco Lopez Calles, decise di applicarla integralmente suscitando una vera e propria “guerra civile” sanguinosissima (oltre centomila morti) tra l’esercito regolare e quello “cristero”. Che era fatto in larga parte di contadini e impiegati. Ed era un blocco eterogeneo, che comprendeva il clero tradizionalista ed antimoderno, ma anche molti che avevano combattitto con Villa e Zapata. La repressione del massone criminale Calles fu violentissima: civili, donne , anche ragazzini uccisi a sangue freddo. Certo anche dall’altra parte vi furono atti di crudeltà, ma la responsabilità politica fu tutta di Calles. La guerra civile terminò il 1929, ma vi furono strascichi fino al 1936. Quando il nuovo presidente Lazaro Cardenas esiliò Calles si impegnò a ristabilire buoni rapporti con i cattolici, permettendo loro di riiniziare le funzioni religiose e le stesse processioni. Inoltre , secondo alcune fonti, ebbe l’appoggio dei vescovi messicani sul progetto di nazionalizzazione del petrolio, che creò forti contrasti con gli USA . Alla fine, la rivoluzione messicana fu un fallimento voluto. I massoni cercarono di utilizzare il malcontento popolare per prendere il potere (e farsi anche la guerra tra loro) , non diedero la terra ai contadini (si appropriarono loro delle terre della vecchia aristocrazia) e diedero vita ad una guerra civile terribile. Del resto il Messico (a parte il breve periodo di Cardenas ) è rimasto sempre un paese succube degli USA. Il mio intento non è quello di fare una crociata antimassonica (tra di loro c’è anche gente per bene) , ma credo che gente come Carranza, Obregon e Calles vadano dimenticati. E comunque ricordo le parole di Riccardo Lombardi il quale sosteneva che era difficile per un socialista aderire alla massoneria che è una organizzazione elitaria e legata a riti mistici-esosterici. Comunque VIVA ZAPATA!
Ancora oggi, quando si parla di libertà dei popoli sudamericani e non solo di quelli, nonché di monti sacri, piramidi e madonne che piangono sangue di porco, vedo più discorsi su Bolivar, 33° grado del rito scozzese antico e accettato, che su Zapata, volutamente dimenticato e fatto dimenticare ai più da chi, evidentemente, non ha interesse nella diffusione della sua opera ma ce l’ha nel perpetuare una situazione generale di “stallo progressivo” volto ad una specie di restaurazione principesco-cardinalizia particolarmente odiosa, in nome di valori talmente decantati da procurarne l’ ossidazione, per fare un paragone col vino (pieno di solfiti…). Nonostante tutto, però, l’ acqua continua a scorrere; la terra da ancora i suoi frutti; le nuvole si muovo nell’ aria e il fuoco arde come sempre. Finchè tutto ciò avrà luogo, qualsiasi congrega equivoca di procaccianti potrà nutrirsi solo di sangue di morti e carta numerata, di paura e di debito. A nulla sarà servito o servirà l’ ammantarsi di grembiuli e trascendenze astrali, giacché, per il concetto già esposto, sia le aquile che i vermi nascono e muoiono, mentre le idee continuano a viaggiare.
Grazie per l’ articolo, che ho appena letto con piacere.
Viva Zapata!