La Gazzetta del Mezzogiorno vive un momento di estrema difficoltà, che coinvolge una serie di figure professionali e le loro famiglie: dai grafici agli impiegati amministrativi, dai pubblicitari ai colleghi  giornalisti. E coinvolge anche migliaia di lettori cui viene di fatto impedita la libertà di “ascoltare” una delle tante voci dell’informazione.L’amico-collega Massimo Brancati, capo redattore della Gazzetta di Basilicata ha pubblicato pochi minuti fa sul suo profilo Facebook la nota che riteniamo importante diffondere anche dalle pagine di Angelomà. Lo facciamo con piacere da un lato, e con il dispiacere di non poter fare null’altro di più dall’altro. Lo facciamo con l’augurio e la speranza che la situazione si risolva presto e bene con la rieditazione regolare e quotidiana del giornale. Un caro saluto a tutti i colleghi

Cari Lettori,

la Vostra e nostra Gazzetta da domani e per tre giorni non sarà in edicola per uno sciopero proclamato dal Comitato di redazione al quale l’Assemblea aveva affidato nei giorni scorsi un pacchetto di dieci giornate di astensione dal lavoro, la prima delle quali è stata indetta lunedì scorso, 7 gennaio. Pertanto, torneremo in edicola nella giornata di sabato 19 gennaio prossimo.

il post di Massimo Brancati su Facebook

il post di Massimo Brancati su Facebook

Come sapete, ormai da settimane i lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno sono impegnati in una vertenza quanto mai complicata. La confisca della Edisud Spa, società che edita il nostro giornale, disposta dal Tribunale di Catania sezione misure di prevenzione nell’ambito di un procedimento della Procura siciliana, ha amplificato le difficoltà di una situazione finanziaria ed economica già difficile. Il successo del Gazzetta Day, occasione in cui avete dimostrato tutto il vostro affetto e per la quale vi ringraziamo ancora, ha testimoniato quanto sia importante questo giornale per voi tutti. Purtroppo, tutto questo non è bastato. Dallo scorso novembre lavoriamo senza percepire lo stipendio, fatto salvo un piccolo acconto. Lo abbiamo fatto con grande spirito di sacrificio e con il solo obiettivo di continuare a garantire alle comunità pugliese e lucana il diritto a informarsi, sancito dalla Costituzione. Per questo nostro sacrificio non abbiamo mai ricevuto una sola parola di ringraziamento e incoraggiamento dai nostri datori di lavoro e dalla loro dirigenza.

I due amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Catania e il direttore generale dell’azienda che continua a godere della loro fiducia non rispondono alle nostre istanze. Se lo fanno, non forniscono le informazioni richieste e in ogni caso non ci fanno sapere se, quando e in quale misura il nostro lavoro verrà retribuito. Un silenzio assordante, specie perché proviene da rappresentanti dello Stato, tali sono infatti gli amministratori giudiziari, la cui azione sembra stridere con la finalità della norma e le stesse aspettative dei magistrati. Val la pena a questo proposito ricordare quanto riferito dal sostituto procuratore di Catania, Fanara, il 25 settembre 2018, in occasione della conferenza stampa sul sequestro-confisca ai beni dell’editore Ciancio Sanfilippo. “A differenza degli imprenditori noi abbiamo dei fini sociali, l’occupazione è il valore sociale dell’impresa per noi è importante nella misure di prevenzione. Noi dobbiamo riportare le azienda da un lato a un utile, dall’altra parte a produrre un bene socialmente utile”. E ancora: “Partiamo da una situazione pessima, pensiamo che non sia stata più grave di come sia adesso (…). Pur tuttavia cercheremo di fare l’impossibile anche in ordine al livello occupazionale…e speriamo di avere la possibilità, la professionalità, le capacità di rilanciare addirittura il gruppo imprenditoriale, nell’ambito della piena libertà di editoria e di pensiero”.

Una delle prime pagine della Gazzetta di Basilicata

Una delle prime pagine della Gazzetta di Basilicata

L’unica proposta più volte ribadita consiste in un piano di “lacrime e sangue” del tutto disgiunto da qualsiasi ipotesi di rilancio del giornale. Più volte abbiamo ribadito che siamo disposti ad affrontare sacrifici come del resto accade ormai da anni. Ma i fatti dimostrano che, in assenza di un serio piano editoriale e industriale, la politica dei tagli fine a se stessi si rivela inutile per non dire dannosa.

Cari Lettori, continueremo ad aggiornarvi sullo stato della nostra vertenza, certi che comprenderete i motivi di una decisione così sofferta e che saprete, come sempre, farci sentire tutto il Vostro sostegno.