Procedono le attività per presentarsi al meglio all’appuntamento del prossimo 19 gennaio. Già in fase di allestimeno le quattro grandi mostre, e in dirittura d’arrivo Open Design School e l’Archivio degli archivi
di Angelomauro Calza
Sette mesi al 19 gennaio 2019: Matera continua a prepararsi in vista del suo “anno da Capitale europea della Cultura”. C’è chi lancia strali e accusa di viaggiare in ritardo con i preparativi, e chi invece esalta il
lavoro sin qui svolto. Questione di punti di vista. Angelomà ha ritenuto allora di fare il punto della situazione con il Presidente della Fondazione Matera Basilicata 2019, Salvatore Adduce
A che punto è l’organizzazione?
Proprio l’altro giorno abbiamo presentato alla stampa il report e la motivazione con la quale la commissione europea di valutazione e monitoraggio
ha deciso di assegnare alla Fondazione il Premio Merina Mercuri. Merina Mercuri Era il ministro greco che nel 1985 istituì la Capitale europea della Cultura, che poi nel corso di questi anni è diventato una cosa molto diversa rispetto al punto di partenza. Prima veniva fotografata la bellezza e la funzione di una città a livello europea, tant’è vero che le prima due furono nel 1985 Atene e nel 1986 Firenze, che è la città dove la cultura ha il suo scrigno mondiale più rappresentativo. In questi anni è cambiato molto: capitale diventa quella città che sa meglio esprimere le spinte verso il futuro, il cambiamento, la descrizione di una situazione che possa dare anche un contributo alla creatività e all’innovazione.
E’ sostanzialmente da poco alla Presidenza. Non le chiedo che situazione ha trovato, ma a che punto sono i preparativi
Il lavoro di questi anni ha portato alla realizzazione di buona parte del programma che nel 2019 sarà presentato e rappresentato a Matera e fuori
Matera: non a caso la fondazione di chiama Matera-Basilicata 2019. Il coinvolgimento e la dimensione europea impongono il fatto che tutti i progetti non siano solo una semplice declinazione localistica dei programmi. Il coinvolgimento è avvenuto a un livello molto alto. Avremo programmi e progetti che saranno presentati nel 2019 che sono il frutto di collaborazioni anche extraregionali. Stiamo facendo un grande lavoro per la predisposizione di Cava del Sole che è il progetto più significativo perché comporta anche una sistemazione infrastrutturale molto importante: è un progetto che quota 10 milioni di euro perché è prevista anche una gestione di quattro anni. Le quattro grandi mostre sono già in allestimento per il 2019, procede bene il lavoro per l’Open Design
School che è un progetto già avviato da tempo e che vedrà i risultati nel 2019, perché produce iniziative e interventi; in fase avanzata di realizzazione anche l’Archivio degli archivi, il progetto idea del demoantropologico che vedrà la realizzazione di un contenitore straordinariamente forte dal punto di vista culturale perché sarà utilizzabile dappertutto, non solo a Matera, perché supportato dal punto di vista informatico, quindi avrà possibilità di consultazione in remoto; ci sono poi 27 progetti leader che sono il frutto di una contaminazione a livello europeo, di grandi presenze soprattutto giovanili che produrranno centinaia di eventi per tutto il 2019, e poi tutto quello che è la grande rappresentazione, a cominciare dalla festa dell’inaugurazione
Lei sprizza entusiasmo e ottimismo da tutti i pori. Quindi le voci allarmanti e allarmistiche di chi sostiene che Matera non potrà presentarsi al top all’appuntamento del prossimo 19 gennaio potrebbero essere non fondate?
Non ho nascosto anche in conferenza stampa i ritardi che abbiamo accumulato, che sono frutto di tanti elementi, solo che in questo momento abbiamo deciso di non fermarci sui ritardi, e di spingere sull’acceleratore per cercare di superare le difficoltà
Quindi Matera 2019 non sarà come Italia ’90 quando gli stadi finanziati sono stati ultimati anche dieci anni dopo la disputa della finale?
Fortunatamente no, anche perché c’è un elemento purtroppo di grande problematicità: il programma 2019 è un programma culturale, ed è quello che gestisce la Fondazione, non è un programma infrastrutturale. Le infrastrutture sono di competenza di altri soggetti e a questi bisogna chiedere conto dei tempi. Naturalmente anche la Fondazione è interessata al fatto che si risolvano problemi logistici, i collegamenti da e per l’aeroporto, quelli verso la stazione ferroviaria di Ferrandina, l’efficientamento della ferrovia appulo lucana, alcuni problemi che riguardano il centro urbano, e non è un caso che il Comune stia organizzando la risoluzione con 19 milioni di euro di una serie di emergenze, dai parcheggi alla sistemazione di strade, aiuole e verde pubblico.