“In caso di allarme bisognerà saper gestire l’emergenza: potrà essere necessario affrontare un lungo periodo di attesa tra l’evacuazione e l’eruzione: questo periodo potrebbe essere caratterizzato da grandi polemiche e da forti spinte al rientro, cui occorrerà far fronte”.
di Carlo Calza
Fregiato nel 2005 della Medaglia d’Argento del Presidente della Repubblica e nel 2016 dell’onorificenza di “Lucano Insigne” a coronamento di una lunga serie di riconoscimenti, Giovanni Pasquale Ricciardi è nato a Chiaromonte nel 1952. Ha seguito un percorso di studi che lo ha portato alla laurea in fisica. Nel tempo ha condotto ricerche presso l’Osservatorio Vesuviano ricoprendo importanti ruoli nell’ambito dell’Osservatorio stesso e di altre realtà scientifiche. È stato membro del consiglio dell’Osservatorio vesuviano, del Consiglio Nazionale di Geofisica e la sua opera di divulgazione è avvenuta anche attraverso pubblicazioni che hanno avuto eco. Con lui affrontiamo e approfondiamo alcune questioni sulla vulcanologia.
Qual è lo “stato di salute” attuale del Vesuvio?
Il Vesuvio da dopo l’eruzione del 1944 è in una fase di quiescenza a condotto ostruito e non mostra alcun segnale di riattivazione. Pertanto, con riferimento ai quattro livelli di allerta previsti dal piano di emergenza nazionale predisposto dalla Protezione Civile: Base (verde), Attenzione (giallo), Preallarme (arancione) Allarme (rosso). Lo stato attuale del Vesuvio corrisponde al Livello verde, ovvero livello base.
Quali sono i sintomi che lascerebbero prevedere una ripresa dell’attività eruttiva del Vesuvio
Prima di un’eruzione generalmente si verificano i cosiddetti fenomeni precursori, indotti dal movimento del magma in profondità. I principali fenomeni precursori sono sciami sismici, tremore vulcanico, deformazioni del suolo, variazioni nei gas emessi dal suolo o da fumarole. Attraverso lo studio di questi fenomeni e l’analisi della loro evoluzione temporale è possibile capire in anticipo se si sta approssimando un’eruzione. Per comprendere in maniera adeguata il significato dei fenomeni è necessario che questi siano opportunamente analizzati ed interpretati alla luce delle conoscenze acquisite dalla comunità scientifica nazionale e internazionale su quel particolare vulcano.
Con quanto anticipo si può prevedere un’eruzione con gli attuali sistemi?
I vulcani napoletani sono monitorati attraverso reti di strumenti che misurano parametri geofisici e geochimici. Presso l’Osservatorio Vesuviano-INGV si effettua un’attività di turnazione per garantire la continua presenza in sede di almeno due unità di personale con il compito di controllare l’andamento dei parametri monitorati e di comunicare agli organi competenti (Dipartimento di Protezione Civile) qualsiasi apprezzabile fenomeno rilevato dai sistemi di monitoraggio gestiti dall’ente.
È necessario precisare che, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile stabilire i tempi della dinamica di riattivazione. Infatti, la risalita del magma potrebbe essere associata ad un terremoto di grossa magnitudo, oppure a numerosi terremoti di magnitudo minore. Analogamente, per le deformazioni, potrebbe essere osservata una dinamica rapida così come una lenta.
In particolare, si stabilisce che il passaggio al livello di attenzione si ha quando almeno due dei parametri monitorati (sismicità, deformazioni del suolo, geochimica) abbiano fatto registrare variazioni significative. Se la suddetta variazione si verifica per un solo parametro, questo non implica il passaggio allo stato di attenzione, ma attiva per l’intero sistema di sorveglianza, nonché per il Centro Funzionale Centrale del Dipartimento della Protezione Civile, una fase di vigilanza straordinaria. Durante tale fase si procederà ad un’analisi di dettaglio dei parametri che hanno mostrato delle variazioni, anche con l’ausilio di strumentazioni aggiuntive e campagne di misura dedicate.
Un’eventuale evacuazione può avvenire in maniera ordinata secondo gli attuali piani predisposti?
Un obiettivo operativo da perseguire nella pianificazione d’emergenza è la riduzione al minimo indispensabile del tempo necessario per l’evacuazione della popolazione: più breve è questo tempo, più bassa è la probabilità di falso allarme.
Potrà essere necessario affrontare un lungo periodo di attesa tra l’evacuazione e l’eruzione; questo periodo potrebbe essere caratterizzato da grandi polemiche e da forti spinte al rientro, cui occorrerà far fronte.
È di vitale importanza che di queste difficoltà e di questi problemi siano consapevoli le Autorità di Protezione Civile nazionali, regionali e comunali, e che venga informata adeguatamente la popolazione interessata.
In caso di eruzione del Vesuvio, il piano di emergenza sottoscritto il 14 febbraio 2014 dalla Presidenza del Consiglio, prevede che ciascuna Regione (o Provincia Autonoma) italiana si prenda in carico gli abitanti di un particolare comune vesuviano. La Basilicata dovrebbe prendere in carico gli abitanti di Boscotrecase (v.tabella).
Il Vesuvio in cosa si distingue dagli altri vulcani italiani? Affinità-differenze
Nel corso della sua storia, il Vesuvio è stato caratterizzato dall’alternanza di periodi di attività eruttiva, a condotto aperto, e periodi di riposo, a condotto ostruito, caratterizzati da assenza di attività eruttiva e da accumulo di magma in una camera magmatica posta in profondità (a circa 4 km). Tali periodi di quiescenza sono interrotti da eruzioni inizialmente esplosive (dalla sub-pliniana alla stromboliana violenta) e successivamente effusive e stromboliane. Questa ampio spettro energetico che ne caratterizza la variabilità eruttiva rende il Vesuvio unico nel suo genere, come testimoniato dall’ampia gamma dei materiali eruttati, visibili nelle successioni stratigrafiche dei prodotti emessi dal vulcano negli ultimi 20.000 anni.
Secondo gli studi più recenti, l’evento vulcanico che con maggiore probabilità potrebbe verificarsi al Vesuvio è un’eruzione stromboliana violenta (tipo quella del 1906 con il 72% di probabilità), con ricaduta di materiali piroclastici e formazione di colate di fango o lahars intorno al vulcano. Sulla base di ricerche condotte a partire da indagini geofisiche, inoltre, non si è rilevata la presenza di una camera magmatica superficiale con volume sufficiente a generare un’eruzione di tipo Pliniano (tipo quella del 79d.C.). Pertanto risulta poco probabile un evento di questo tipo (circa l’1% di probabilità).
Sulla base di queste osservazioni, la commissione incaricata di aggiornare il Piano d’emergenza ha stabilito che, poiché occorre difendere la popolazione non dall’evento più probabile, ma da quello più catastrofico, come scenario di riferimento, nel caso di risveglio del Vesuvio, un evento di tipo sub-Pliniano (27% di verificarsi), simile a quello accaduto nel 1631. Questo scenario prevede la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta diversi chilometri, la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell’immediato intorno del cratere e di particelle di dimensioni minori – ceneri e lapilli – anche a diverse decine di chilometri di distanza, nonché la formazione di flussi piroclastici ad alta temperatura che scorrerebbero lungo le pendici del vulcano per alcuni chilometri.