La riflessione di Piero Lacorazza innescata da quella di Tonio Boccia. La riceviamo e la sottoponiamo alla lettura e all’attenzione degli attori in campo e dei nostri lettori senza alcun commento, come giusto che sia.

 

di Piero Lacorazza

Tonio Boccia

“…Registro, purtroppo, uno stallo nel processo di formazione di questa alleanza. Non vorrei che prendesse piede la propensione all’autolesionismo emersa cinque anni fa…” Sono le parole Tonio Boccia, estrapolate da una sua posizione ben più articolata che sembra essere un’ultima chiamata. Ed essendo stato citato nel suo articolo sento, per il rispetto che gli porto e per l’autorevolezza delle sue posizioni, di fare qualche mia riflessione che tiene conto anche di altri appelli, a partire di quelli lanciati da Peppino Brescia nei giorni scorsi.

“Registro, purtroppo, uno stallo…”, dice Tonio Boccia. L’elemento di novità politica non c’è. Ancora non c’è. Nella speranza e con l’impegno che possa arrivare faccio qualche considerazione con l’auspicio che il pluralismo delle idee sia accompagnato dalla stesso rispetto, che almeno per me, continua ad essere messo nella tensione unitaria anche quando la lettura della situazione sociale e politica e la linea adottata non coincidono esattamente con il mio pensiero. Ad esempio, a giugno e ad agosto dello scorso anno, rispettivamente al Pd e ad Angelo Chiorazzo, ho proposto le primarie ma la risposta fu respinta. Altra è stata la strada seguita ed io mi sono adeguato. Potrei fare altri esempi in buona parte a quelli che Tonio Boccia chiama “errori”. Consiglio, seguendo il messaggio di Tonio Boccia, di essere cauti con le invettive contro presunti irresponsabili perché si rischia di imboccare la strada sbagliata e soprattutto si renderebbe esplicita un excusatio non petita accusatio manifesta. Andiamo oltre. Non basta per unirsi dire: noi siamo ciò che non è la destra.

Angelo Chiorazzo

Più semplice forse sul piano dei valori: dall’Antifascismo all’ecologismo produttivo, dalla solidarietà non retorica alla riduzione delle diseguaglianze e alla giustizia sociale, dai diritti di cittadinanza alle opportunità per tutte e tutti. È più complesso farlo su un progetto di governo. E non abbiamo molto tempo. Non c’è tanto tempo e di nuovo, come ho scritto a settembre, ripropongo alcune questioni che sono necessarie per definire un progetto di governo: dove portare la Basilicata, come e con chi. È il progetto di governo rischia di non essere in tempo!!! Alcuni esempi. Non c’è molto tempo per leggere con attenzione e realismo, speranza ed impegno, l’inverno demografico per calibrare meglio le scelte. Non c’è tanto tempo al 2030, anno in cui dovremmo misurare le scelte con gli obiettivi dell’Agenda 2030 ONU per li Sviluppo Sostenibile e avviarci a dare un contributo per la “neutralità climatica”. Non c’è tanto tempo per avere in testa una idea nazionale, di cui essere protagonisti politici, di un Mezzogiorno ripensato nel Mediterraneo, e di una “internità” da superare. Non c’è più tempo perché nella prossima legislatura scade la concessione ENI e dovremmo capire se e come gestire la transizione energetica e se i nuovi accordi, Total compreso, sottoscritti dal presidente Bardi sono sufficienti ed efficaci. Non c’è più tempo perché come per il petrolio anche le risorsa idrica rischia di sfuggirci di mano. La destra, “il peggior governo della storia lucana”, ha risposto con i bonus (da verificare!!!) accorciando la distanza tra risorse naturali ed opportunità. E noi? Non c’è più tempo non perché tra poche settimane si vota ma perché i lucani stanno perdendo fiducia nel sistema sanitario, perché il settore dell’auto (Stellantis) si ristruttura portandosi via lavoro e diritto. Non c’è più tempo per un anziano che non trova neanche più un badante o per un giovane che ha sempre meno il diritto a restare. Non c’è tempo per una persona disabile o per un sistema della mobilità che la metà del Medioevo può anche bastare. Non c’è più tempo per accompagnare il futuro della Università e ripensare e sostenere modelli educativi, formativi e scolastici che mettano in condizione le ragazze e i ragazzi lucani da una parte di essere al riparo dal rischio povertà educativa e NEET e dall’altra avere opportunità almeno pari dei loro coetanei che si preparano e vivono nel mondo.

Carlo Trerotola - foto di Luisa Calza

Carlo Trerotola – foto di Luisa Calza

E si potrebbe continuare chiedendo alle amministratici e gli amministratori che misurano, in trincea, il tempo delle comunità. Non c’è tanto tempo perché un progetto di governo per la Regione, deve contenere il futuro delle Città, a cominciare da Potenza, i cui cittadini saranno chiamati al voto tra pochi mesi. Nel 2019 a sinistra della coalizione che ha candidato presidente Trerotola c’era il M5S (20,3%) e Basilicata Possibile (4,4%), movimento diventato assoluto protagonista nelle elezioni, appunto, a Potenza che si sarebbero svolte qualche mese dopo. Ad oggi lo “stallo” a cui fa riferimento Tonio Boccia è rappresentato dal fatto che una coalizione a sostegno di Chiorazzo presenterebbe l’analogo problema. In più si aggiunge il no dei Socialisti e di Azione. Di fatto Angelo Chiorazzo sarebbe candidato da un minore blocco di forze che hanno sostenuto il candidato a presidente Trerotola. Solo per riportare i fatti ricordo che i consiglieri regionali che hanno fatto nascere Italia Viva erano già nel blocco “perdente” del 2019, così come gran parte di società ed amministratori (civici si fa per dire!!!) erano dentro quella storia. La novità, oggi, concordo con Tonio Boccia, sarebbe costituita dal laicato cattolico, nella rappresentazione politica di “Basilicata Casa Comune”; ma la si ritiene sufficiente per conferire ad Angelo Chiorazzo il valore aggiunto e di “cambiamento” che si vorrebbe – anche in buona fede e con legittima convinzione – rappresentare?

Il Segretario regionale PD Giovanni Lettieri

Insisto sul punto votato nella direzione del Pd di ottobre anche perché, l’ho scritto settimane fa, costituisce un elemento ormai di rischio fragilità – ha determinato un precedente – per le prossime riunioni e scelte: positiva la candidatura di Chiorazzo con la condizione di realizzare un’alleanza larga e profonda. In realtà in quella direzione, e nella relazione del segretario Lettieri, si affrontavano anche altri nodi: dal programma alla formazione delle liste. Il campo largo, un’alleanza di forze politiche e civiche – così come la direzione aveva dato mandato al segretario Giovanni Lettieri di costruire intorno a Chiorazzo – non è una somma e un tecnicismo elettorale (anche importanti per vincere con un voto in più e con una modalità di elezione a turno unico e senza voto disgiunto) ma ciò a cui è necessario aggiungere un valore. Il valore di “Basilicata casa comune” deve aggiungersi, appunto. L’alleanza larga, quindi, avrebbe dovuto conferire a Chiorazzo l’elemento determinante del valore, appunto, aggiunto e non sostituivo o addirittura diviso e quindi sottrattivo. Ma ciò che i dati delle elezioni regionali dovrebbero consigliare, se proprio di politica non vogliamo occuparci, è che l’attuale assetto politico appare non solo in continuità ma anche po’ disidratato rispetto alle elezioni regionali del 2019.

Piero Lacorazza

L’alleanza larga e il pluralismo politico sono la migliore garanzia per evitare che una deriva presidenzialista prenda il sopravvento, che anche un certo civismo può alimentare; non mi riferisco alla genuità ed originalità della spinta data in questi mesi dal laicato cattolico. Il pluralismo lega meglio una Istituzione ad una società, cura la democrazia e, anche se rende più faticosi i processi decisionali, aiuta a crescere una comunità, e a camminare insieme verso nuovi orizzonti. Questa ispirazione mi ha guidato nel dare un contributo determinante (insieme ad altri) per l’approvazione del nuovo Statuto della Regione Basilicata (atteso da decenni ma non ancora pienamente attuato!!!) e della legge elettorale vigente che con l’abolizione del listino dei nominati, la doppia preferenza di genere e il meccanismo della sostituzione temporanea agevola (o contribuisce a farlo) una maggiore rappresentatività e rappresentanza democratica. E credo che lo “stallo” come lo chiama Tonio Boccia, sia complesso da risolvere, anche perché nella direzione del Pd il precedente voto non si cancella con un colpo di mano o con una forzatura, non sarà semplice sostenere le primarie perché si sancirebbe, sin da subito, la rottura del possibile campo largo (dopo che i partiti si sono già espressi) e soprattutto anche l’applicazione del “titolo quinto” (chi ha in mano ha vinto) butterebbe benzina sul fuoco dell’alleanza, oltre che determinare ulteriori tensioni interne. Che io ricordi, tre mesi (mi riferisco solo a quelli che ci separano dal voto formale della direzione del Pd di ottobre) non sono pochi per costruire su un candidato l’unità sperata. Se in tutto questo tempo – a cui si aggiunge il dispiegamento di “forze” laiche e cattoliche – non si è costruita l’alleanza si rende inutile, e forse quasi dannoso, iniziare a predisporre la contraerei per individuare i presunti responsabili (o irresponsabili!!!) perché in volo in realtà, da mesi, ci sono solo aerei di una unica flotta che continua a buttare volantini con la scritta: non c’è alternativa!!! E infatti dopo tre mesi nessuna alternativa è stata avanzata, non perché non ce ne siano ma perché si è pensato che per unire ci dovesse essere una unica proposta. Così è stato con responsabilità ed impegno di tutte e tutti. Ma non riconoscere questo “stallo”, cosa che intelligentemente fa Tonio Boccia, equivale a non rispettare idee e valutazioni “silenziate” in nome dell’unità. E questo Giovanni ed Angelo lo sanno bene. Spero che gli stimoli di Tonio Boccia, a cui aggiungo questa mia riflessione, possano offrire un contributo per superare imposizioni e veti, ma anche a ritrovare la serenità che unisca, la razionalità che aiuti a leggere i dati, le idee forti e le passioni gentili per lavorare ad un progetto di governo. E allora forse è il caso di intonare insieme, dico insieme, con tutti coloro che sono nel campo: “…un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia…”

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