Centrosinistra unito vince alla Provincia di Potenza. Centrodestra stravolto: la Lega ottiene 2 Consiglieri, Fd’I e FI uno a testa. Maggioranza, Umbria fuori dal tavolo delle trattative: in ballo restano solo Basilicata e Sardegna. Donzelli: “Piemonte e Abruzzo assegnate a Cirio e Marsilio”

di Angelomauro Calza

Essì, ci volevano i risultati delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Potenza per ingarbugliare ancor di più le acque in relazione alle prossime elezioni regionali. A sinistra perché il successo non può che essere interpretato come un segnale di strategia vincente il presentarsi tutti uniti, strategia che in realtà rispecchia il pensiero di tutti: uniti si vince. Sì, vero, uniti si vince, ma come ci si unisce? Questo il problema che attanaglia e divide il centrosinistra: si conosce il risultato finale, ma non come ci si arriva. Un po’ come i compiti in classe di matematica al liceo. E a destra? A destra si ingarbuglia perché la Lega con “duequasitre” consiglieri ha praticamente ottenuto il doppio rispetto a Fratelli d’Italia e Forza Italia. Giovanni Barbuzzi e Michele Lioi, consiglieri comunali di Palazzo San Gervasio e di Potenza, sono entrambi soci militanti e dirigenti della Lega, Lucia Larotonda di Lavello rappresentava Noi Moderati all’interno della stessa coalizione civica  (ora è la segretaria cittadina di Noi Moderati a Lavello): è stata la seconda eletta in termini assoluti di voti e la prima del centrodestra. Insomma la sintesi è tre consiglieri a Salvini, uno a testa a Meloni e Tajani. E cosa c’entra questo con le Regionali? C’entra, c’entra. Non era forse Fratelli d’Italia l’elemento trascinatore del centrodestra? E Forza Italia non sta sbandierando in ogniddove che punta al 10 per cento? Ed entrambi i partiti non davano la Lega in preoccupante ribasso, terza in termini di forza e consensi? Sì, può avere una valenza la tesi che questi risultati risentono delle elezioni passate, quando la Lega aveva il vento in poppa e quindi aveva fatto man bassa anche alle Comunali, e poiché i consiglieri in carica sono sempre quelli è normale un siffatto risultato.

l’intervento in videocall di Giorgia Meloni alla manifestazione di Fd’I a Matera

Sì, fila, ma fino a un certo punto: se Fratelli d’Italia si è rafforzata ai danni della Lega, quanto è la consistenza di tali danni? Vabbè, un po’ come parlare del sesso degli angeli, senza la riprova delle urne ogni teoria è da tenere in giusta considerazione.

Di fatto però a Roma se ancora non si sono pronunciati ufficialmente sulle candidature alle Regionali, alcuni punti fermi ci sono: uno riguarda la necessità di riequilibrare i rapporti di forza tra Meloni, Tajani e Salvini, con l’aggiunta anche di Lupi almeno a livello di trattativa, andando a rimodulare le attribuzioni delle Presidenze delle Regioni; l’altro è che alla fine saranno proprio loro, i leader nazionali dei partiti del centodestra, a decidere.

Tajani e Bardi a Potenza

E la voce capitolina che arriva è che sul prossimo tavolo, che potrebbe anche essere decisivo, visti i termini temporali che impongono una accelerata (Bardi ha tempo fino al 10 gennaio per sciogliere il Consiglio se vuole che si voti a marzo) potrebbe non esserci più l’Umbria. Lo avevamo già ipotizzato l’11 dicembre ( leggi qua ), ora se ne ha la quasi certezza. Del resto lì, a Perugia, l’insediamento è avvenuto a metà novembre 2019, per cui se calcoliamo i 60 giorni di tempo per indire le elezioni, tecnicamente si potrebbe votare a metà gennaio 2025, che senso ha contrattare un anno prima? Potrebbe pure sorgere qualche altroproblema invece che semplificare le trattative, magari anche in prospettiva Bruxelles, o no? Meglio allora parlare solo delle quattro Regioni al voto prima delle Europee, per l’Umbria ci sarà tempo, soprattutto perché nel 2025 si vota nel resto d’Italia, soprattutto in quel Veneto che tanto piace alla Meloni, dove difficilmente Zaia otterrà un terzo mandato. La domanda quindi è: meglio trattare tra Umbria e Basilicata o tra Umbria e Veneto? Risposta scontata.

Pasquale Pepe con Matteo Salvini

E allora, se così dovesse essere davvero, ecco che non si ragiona più in termini di schema 3-1-1, ma di 2-1-1: due postazioni a Fratelli d’Italia, una a testa a Forza Italia e Lega. La Meloni non ha fatto mistero di mirare, oltre al già confermato Marsilio in Abruzzo, alla Sardegna, con il leghista Solinas che sembrerebbe ormai fuori gioco per tanti motivi: bene, Fdì’I sarebbe a questo punto sistemata. Come parrebbe che Cirio in Piemonte sia irremovibile (a detta di Giovanni Donzelli al Corriere della sera): ma allora anche Forza Italia ha sistemato le sue cose (gliele hanno sistemate), il suo posto l’ha già avuto! restano damettere a posto Lega e Basilicata che fatalmente e quasi automaticamente andrebbero a braccetto (Pepe?). Ohibò, ma allora Bardi? Tranquilli, Bardi non è fuorigioco, lo ripetiamo: questo è uno schema ipotetico, che vien fuori però da un ragionamento realistico frutto di voci e indiscrezioni attendibili che arrivano da Roma, ma pensare che in Basilicata Fratelli d’Italia possa ricevere una sorta di compensazione con la candidatura di Alessandro Galella a sindaco di Potenza a parziale risarcimento non è cosa da fantascienza. Intanto il Presidente il paracadute se lo è creato con l’Associazione La Vera Basilicata per Bardi Presidente.

Donato Pessolano

E al segretario di Azione ha inviato una lettera di ringraziamento per essere stato invitato al secondo Congresso del partito (dove ha inviato un suo rappresentante personale a portare i saluti e lanciare messaggi: “Confido nella capacità di dialogo tra forza politiche” scrive Bardi a Pessolano “un dialogo necessario, senza preclusioni, per chi intende percorrere la strada del bene della Basilicata”) mostrando apertura (ma con Marcello Pittella che con lui non vuole politicamente avere niente a che fare come la mettiamo?). Insomma l’Associazione c’è, può essere intesa come un voler mostrare denti, forza e consensi a Roma, ma anche come cautelativa uscita d’emergenza da una situazione che ogni giorno diventa sempre più intricata e quindi urge riaffermare autorevolezza e voglia di continuare a combattere, anche a costo di andare fuori dal centrodestra. Insomma, parafrasando Andreotti, pare proprio che la candidatura logori chi non ce l’ha (ancora)!

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