Partiti e movimenti naigano a vista alla ricerca di soluzioni ideali: chi per continuare a governare, chi per tentare di scalzare il centrodestra da via Verrastro

di Angelomauro Calza

 

Essì, che la transizione dall’endotermico all’elettrico è a tratti e per certi versi traumatica. L’avvertiamo noi automobilisti che siamo il terminal dell’intera filiera, vuoi che non l’avvertano in maniera ancora maggiore i concessionari? Quelli che una volta ti spiegavano le differenze tra diesel e benzina e ora devono pensare pure a spiegarti e convincerti della bontà dell’elettrico? E’ troppo, è nu casino, ià! La testa sta sempre là, ed è normale che qualcosa sfugga. Lo sa il segretario regionale di Azione, Donato Pessolano, che, quasi interamente assorbito (giustamente) dall’attività imprenditoriale, si sarà dimenticato di dare ufficialmente l’annuncio (LEGGI QUA: https://www.angeloma.it/politica/ultimominuto-acito-non-sono-piu-in-forza-italia/) che Angelomà ha dato con tutti i crismi della fondatezza, dopo aver sentito l’interessato, lo scorso 4 ottobre, otto giorni fa: Enzo Acito ha lasciato Forza Italia per approdare in Azione. Tutti i media riportano oggi la notizia, incolpevolmente con una settimana di ritardo, perché solo ieri è stata diramata la nota ufficiale del partito. Si scherza, segretà, buon lavoro e ad maiora. Intanto sul fronte Cinquestelle ancora nessuna nuova. Restano sul tavolo le posizioni antagoniste tra chi vuole un accordo con altri partiti o per esprimere un candidato civico e chi invece, più identitario, vorrebbe non allearsi con nessuno. Il candidato Presidente? Di sicuro nessuno che non rappresenti il nuovo, nessuno che rappresenti il vecchio.

Giovanni Perrino

In questo senso, per esempio, Giovanni Perrino ha sempre sostenuto il suo “no” all’ipotesi Chiorazzo non per avversione alla persona, ma perché a suo dire rappresenta comunque il sistema che come Movimento si è sempre detto di voler mettere in soffitta. E quindi? La soluzione? Si continua a discutere, ma per ora “Lotace!”! E passiamo a Forza Italia. Ma può essere che nessuno ha notato che il Ministro degli Esteri, nell’immediatezza di una guerra scoppiata a un paio di ore di aereo dall’Italia, stava in Basilicata a inaugurare sezioni del partito e non alla Farnesina? Un altro sarebbe partito immediatamente per Roma, ma lui no: è rimasto ad onorare gli impegni di partito. Chiaro che con i mezzi di oggi tutto si può: chi ha notato questo ha anche notato che di continuo si isolava per collegarsi in videocall e seguire gli eventi. Sì, ma parliamoci chiaro, una guerra è una guerra, non è che si possono preferire i pasticcini e lo spumante di una inaugurazione.

Tajani e Bardi

E Tajani lo sa bene, quindi non si può non pensare che domenica il rilancio di Forza Italia e della ricandidatura di Vito Bardi a Presidente della Regione Basilicata contava più di ogni altra cosa. Del resto Tajani ha voluto con forza il nuovo gruppo dirigente del partito che si è messo da subito a lavorare sul territorio, pare anche bene, e quindi per lui, la Alberti Casellati, Gasparri e gli altri arrivati apposta apposta, l’obiettivo di superare il 10 per cento non è una semplice enunciazione di principio, ma un obiettivo di vitale importanza da perseguire proprio perché perseguibile. Il sostegno a Bardi è stato reso tangibile proprio da quella che molti hanno definito una “passerella”, ma che a guardar bene dietro le quinte passerella non è stata: tutti insieme, anche le diverse anime che fisiologicamente caratterizzano la vita di un partito. Poi, come ci ha dichiarato Gasparri, potrà anche accadere che al tavolo della coalizione qualcuno possa porre dei veti, ma un partito unito, all’interno di una coalizione perfetto amalgama che governa 17 regioni, rappresenta un punto fermo per poter sostenere con forza qualunque contesa. E un ministro degli Esteri che invece di correre a Roma resta sul territorio a riaffermare intenti, unità e candidato dimostra l’importanza che riveste per Forza Italia la crescita azzurra in Basilicata. Italia Viva? Gli inciuci delle comari di via Verrastro che si intrecciano con i pettegolezzi sussurrati dalle ciarliere in via Pretoria dicono che nel partito di Renzi (che domenica incoronerà il suo grande amico Fausto De Maria segretario regionale) ci siano due correnti di pensiero: una riguarda il continuum del sostegno a Bardi, l’altra ritiene benefica una alleanza con il centrosinistra o con il soggetto civico che pare si stia guardando intorno prima di decidere se scendere in campo o no. E allora? Renzianamente semplice: se il candidato del centodestra sarà Vito Bardi non ci sono dubbi: si va con Bardi. Se invece non sarà lui non ci sono dubbi: si andrà altrove. Importante è scegliere con determinazione e lungimiranza il più forte (se è vero che accadrà). Ma solo per coerenza, non altro. E così dall’alto Braia e Polese, non come droni, ma come angioletti, guardano il cielo sotto di loro e aspettano (oh, se e quando volete, angeloma.it vi ospita volentieri). Insomma, cari partiti, il naufragar vi è dolce in questo mare?

© copyright www.angeloma.it – è consentita la riproduzione anche parziale a scopo di critica, confronto e ricerca purché con citazione