Nella bozza del disegno di riforma della sanità lucana nessuna traccia della storica struttura specializzata in ortopedia. Anche del Crob non si dice niente: ma è davvero Istituto di Ricerca? La domanda sorge perchè negli anni ha sempre più assunto connotazione di duplicato del San Carlo. Critiche solo alle politiche sanitarie, medici e operatori sono solo da elogiare

di Angelomauro Calza

Nella bozza di Disegno di Legge regionale di riforma del sistema sanitario lucano che circola da giorni deve esserci qualche refuso, è saltata qualche riga di riferimento, qualche periodo, qualche articolo. Oppure qualcuno ha contato male il numero delle strutture ospedaliere attualmente presenti in Basilicata. Oppure il capitolo relativo non è ancora stato scritto. Eggià, deve essere così. Non si spiega altrimenti il fatto che dell’Ospedale di Pescopagano non ci sia traccia alcuna. Altrimenti vuoi vedere che aveva ragione chi protestava qualche settimana fa quando da questo Ospedale furono traslocati al San Carlo di Potenza 8 ventilatori per fronteggiare l’emergenza Covid?

L'ingresso dell'Ospedale di Pescopagano

L’ingresso dell’Ospedale di Pescopagano

Vuoi vedere che non è vero che erano stati solo presi in prestito, come detto all’epoca? Allora facevano bene a preoccuparsi operatori ospedalieri e cittadini di Pescopagano e paesi viciniori? Mannò, l’assessore alla Sanità non è un mago che riesce a far sparire gli ospedali: se così fosse, avrebbe sicuramente maggior successo girando il mondo per esibirsi a richiesta, accumulando soldi, successo e fama, altro che assessorato regionale! Solo una svista, dobbiamo convincerci di questo. Piuttosto, al punto 2 dell’art.3 dello stesso Disegno di Legge regionale di riforma del sistema sanitario lucano è precisato che Il Servizio sanitario regionale di Basilicata è composto, oltre che dalle aziende di cui al comma 1, anche dall’IRCCS CROB di Rionero in Vulture, costituito ai sensi del Decreto Legislativo 16 ottobre 2003, n. 288”. Bene, se per Pescopagano non c’è cenno alcuno nel documento, del Crob di Rionero almeno un cenno c’è: questo. Poi più niente. Eppure il CROB è nato per essere una eccellenza, ed è un Istituto di Ricerca scientifica, l’unico in Basilicata. O, meglio, è un Istituto di Ricerca scientifica nei fatti solo teorica, ma avrebbe potuto esserlo davvero se la politica avesse esercitato meno condizionamenti. Specifichiamo che tutto il ragionamento che segue non va a minare la professionalità e la dedizione di medici e operatori del Crob, che vanno solo elogiati per come svolgono la loro missione e nelle condizioni in cui la svolgono, ma è un rimprovero alle politiche sanitarie degli ultimi anni. Guardiamoci in faccia e parliamoci chiaro: negli anni ha fatto più ricerca il San Carlo che non il Crob. Certo, a Rionero si praticano cure specifiche, ma cure, non ricerche.

Il CROB di Rionero in Vulture

Il CROB di Rionero in Vulture

Perchè – per esempio – un malato di Terranova del Pollino dovrebbe e deve recarsi a Rionero in Vulture per un ciclo di trattamenti oncologici affrontando costi e disagi altissimi? Per cosa? Per dei trattamenti che possono essere praticati e si praticano da anni al San Carlo di Potenza? Con il Crob, anziché centralizzare le strutture abilitate, la politica negli anni ha di fatto realizzato uno sbilanciamento dell’asse dei servizi specifici. Del resto, se prendiamo per esempio la senologia, i veri numeri li faceva il reparto del San Carlo, con pazienti che – per la sua eccellenza – venivano anche da fuori regione, perchè aveva uno staff di alto livello, diretto dal dottor Mazzeo: quando è andato in pensione lo ha seguito tutto lo staff. Di fatto ora l’eccellenza dovrebbe essere su Rionero, al Crob, ma per la ricerca più che per le cure. Sta di fatto che la storia oncologica ce l’ha il San Carlo, una storia iniziata sin dai tempi del compianto dottor Manzione. Allora qual è il legame problematico tra il Crob e la bozza di riforma del servizio sanitario regionale? Sta tutto nel fatto che bisogna capire cosa è e cosa deve essere il Crob, e il documento non lo specifica. Anzi, non prende il Crob affatto in considerazione. Probabilmente deve organizzarsi per elevare la qualità con la ricerca oncologica, non deve continuare ad essere una sorta di duplicato del San Carlo, altrimenti a cosa serve appellarsi Istituto di ricerca? Ma questo va scritto e specificato. Il Crob va potenziato in questo senso? Allora ci vuole un management capace e preparato.

La Dirigente Generale f.f. del Crob Cristina Mecca

Ora, da quando Bochicchio è andato via, si tira a campare con un dirigente facente funzioni che ha esperienze, sì, capacità, sì, ma amministrative e quella che poteva andare come soluzione ponte, non può considerarsi ideale e definitiva. Per le piene funzioni e per una ripresa valida, autorevole, serve una guida altrettanto autorevole, invece la struttura è monca perché questa guida nessuno si decide a individuarla. La dottoressa Mecca fa anche più di quanto è nelle sue possibilità, ma pur apprezzandone sforzi, buona volontà e preparazione, quel che fa non lo fa a pieno titolo. Il Crob era partito come centro di ricerca oncologica localizzato, sì, a Rionero, ma che doveva essere a servizio dell’Area del Sud, un po’ come accaduto per la Fiat a Melfi: concepito come recettore anche extraregionale. Invece è servito solo a creare altri posti, altra clientela, ed è ora in competizione con il San Carlo: duplicato l’uno dell’altro fin quando non verrà ben specificato quale sarà la sua vera missione. Allora due sono le possibili opzioni: o il Crob riprende a fare ricerca, oppure tanto vale istituire Ospedali riuniti, con un unico staff, e fare le stesse cose, ma in maniera coordinata. Però qualcuno le deve scrivere queste cose, le deve regolamentare. La sperimentazione dei farmaci – altro esempio – poteva e doveva essere fatta al Crob, è una sua funzione propria, o no? Ma cosa mi rispondete di sì! Dovrebbe essere così e invece no, si fa a Potenza!

Il Prof. Ignazio Olivieri

Il Prof. Ignazio Olivieri

Esempio della ricerca in Basilicata? Delle grandi pubblicazioni, quelle che davvero fanno scuola, ben 350 sono a firma del dottor Ignazio Olivieri (scomparso da qualche anno), e di queste una anche con copertina e tanto di foto con immagini radiologiche, su una prestigiosissima rivista americana di settore, The Journal of Rheumatology, effettuata in collaborazione con il dottor Enrico Scarano. E però il dottor Olivieri non stava al Crob, operava al San Carlo. Allora, in conclusione, una domanda e una preghiera all’assessore Leone. La domanda: che fine farà il Crob? La preghiera: per favore, faccia ricomparire l’Ospedale di Pescopagano. Grazie

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