La birra ha sempre avuto un posto di rilievo nella civiltà europea. Per i popoli del nord Europa era un vero nettare e  i romani non ne disdegnavano l’utilizzo.

Federico Valicenti

Federico Valicenti

I Sumeri (3.700 a.C)   raccontano,  su  tavolette di argilla,  che la birra veniva lavorata dalle donne, ed offerta  alla dea Nin –Harra assieme al miele e ai capretti, serviva a calcolare il salario-base degli operai che era di 3 litri al giorno. La più antica legge che regolamenta la produzione e la vendita di birra é, senz’alcun dubbio, il Codice di Hammourabi (1728-1686 a..C.)che condannava a morte chi non rispettava i criteri di fabbricazione indicati e chi apriva un locale di vendita senza autorizzazione. Mentre gli Egizi attribuirono a Osiride, protettore dei morti, l’invenzione della birra ed essendo stretto il legame tra birra e immortalità, i più ricchi si facevano costruire delle birrerie in miniatura per le loro tombe. Ai Faraoni erano dovuti come tasse dalle città, dai territori e dalle province, migliaia e migliaia di vasi di birra e, come per i Sumeri, il salario minimo era liquido (due anfore di birra al giorno).Il “papiro Ebers” ci offre 600 prescrizioni mediche per alleviare le sofferenze dell’umanità il cui ingrediente principale è la birra. Le scuole superiori insegnano la fabbricazione della birra prima della scrittura e della lettura. Si stabilisce che la vendita della birra in cambio di oro e argento é proibita in quanto il venditore può esigere solo orzo in quantità uguale alla birra venduta, pena l’essere gettato nel fiume. Viene attribuito agli Etruschi il merito di aver portato in Italia l’orzo, l’ingrediente fondamentale per la preparazione della birra. Ben presto nell’Antica Roma e in tutto l’impero romano si cominciò a consumare abitualmente birra anche se veniva considerata una bevanda “pagana e plebea” al confronto del “divino e nobile” vino.

Nell’anno 87 d.C.  Tacito parla della birra dei Germani paragonandola al “vinus corruptus” cioè a vino andato a male! Non la pensava così suo suocero, Agricola, che portò tre mastri birrai da Glevum, ed aprì a Roma nella sua villa, una birreria privata. Augusto esentò la classe medica dalle tasse perché Musa, il suo medico, l’aveva guarito dal mal di fegato ricorrendo alla“cerveza”.

birra

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I Galli migliorano tre aspetti del fare la birra: utilizzano pietre riscaldate per la cottura,inventano le botti per un più lungo periodo di conservazione (fino a otto mesi)e inventano una famosa pozione magica mescolando ad una birra di frumento una parte di idromele. Aromatizzano le loro birre con anice, assenzio e finocchio mentre i Druidi preparano anch’essi un’infusione magica dai poteri curativi impiegando un ingrediente segreto: la salvia. 

 Nel Medio-Evo la libertà di fare e vendere birra costituisce un privilegio che é saldamente nelle mani delle Chiese e dei nobili che ovviamente si arrogano il diritto di produrre e commerciare la birra. Solo quando non sono in grado di far fronte alla crescente domanda, concedono la licenza ai privati in cambio di tasse alquanto salate. Con la nascita di sempre più potenti corporazioni di commercianti, la birra diventa una delle principali forze economiche.

 I Crociati contribuiscono all’incremento dell’utilizzo delle spezie che, portate dalle spedizioni in Oriente, danno senza dubbio una birra di qualità superiore. L’utilizzo del luppolo è antichissimo ma la pratica rigorosa di luppolare il mosto nasce nel XIII° secolo. Un grande contributo viene dato dalle ricerche della celebre  monaca/botanica Idelgarda de Bingen (1098-1179)che  mette in evidenza le qualità del luppolo per arrestare la putrefazione ed allungare la vita alla birra.

Nel 1516 Guglielmo IV di Baviera,  per evitare  l’impiego del frumento che aveva patito un raccolto disastroso, emana  il celebre “editto della purezza”, tuttora in vigore, che obbliga il birraio ad utilizzare solo acqua, malto d’orzo, lievito e luppolo

Verso la fine del Medio-Evo,la produzione della birra era saldamente nelle mani della classe media che forma potenti corporazioni. Per ottenere l’autorizzazione a diventare birrai bisogna avere le “mani pulite”, non essere figli illegittimi, non aver compiuto adulterio e per chi diluisce i prodotti con l’acqua c’è la pena di morte! La produzione di birra nei monasteri ebbe un largo seguito anche perché i monaci  potevano berne da 5 a 8 litri al giorno! Dopo, i saccheggi ed espropri subiti nei monasteri  durante la Rivoluzione Francese e con Napoleone, i monaci  ritornano a produrre birra ma la maggior parte cessa l’attività all’inizio del 1900,   ad  eccezione dei famosi monaci  trappisti, tuttora attivi anche a livello di “marketing”. E’ difficile che chi ama la birra non  conosca  il logo esagonale “authentic trappist product”.

Ma la religione a volte si scontra anche con il gusto, infatti come cattolici vediamo nel vino la bevanda sacra, benedetta nell’ultima cena, e nella birra il simbolo del paganesimo, dei popoli  del Nord.!

Fonti bibliografiche :

Mario D’Eer -La Bière- Ed. Trècarré/BièreMAG

… ed ora le ricette

Maiale  alla birra e ginepro

Ingredienti:
Filone di maiale (circa 600gr)
Bacche di ginepro
Olio extravergine di oliva
Alloro
2 porri
Birra (mezzo litro)

Procedimento:
Salate e pepate un filone di maiale di circa 600 gr
Distribuitevi sopra un cucchiaino di bacche di ginepro pestato e rosolate il filone  su tutti i lati in una casseruola con 4 cucchiai d’olio. Unite una foglia di alloro, la parte bianca di 2 porri tagliata a rondelle sottili e mezzo litro di birra.  Cuocete per 30 minuti circa girando di tanto in tanto la carne.
Prelevate il maiale  dalla casseruola. Togliete dalla salsa la foglia di alloro e frullate
Affettate il maiale  e servite con la salsa frullata.

 

 

Salsicce ubriache di birra

Ingredienti:
8  salsicce di maiale
90 g di burro
2 bicchieri di birra chiara
1 mestolo di brodo
6 cucchiai di olio di oliva
1 cucchiaio di farina bianca
sale
pepe di fresca macinatura

Procedimento:
Forate le salsicce con uno stuzzicadenti, disponetele in una padella unta con l’olio e fatele cuocere per 10 minuti a fiamma bassa; sgocciolatele e tenetele da parte al caldo. Versate la birra nella stessa padella e, tenendo il fuoco alto, fatela ridurre della metà, unite il burro versate a fontana la farina.. Bagnate col brodo caldo, salate, pepate e lasciate cuocere ancora, fino a che la salsa non si sarà ben rappresa. A questo punto rimettete le salsicce in padella e fatele insaporire per qualche minuto rivoltandole un paio di volte.

 

Il cibosofo e il Rafano

"Il ravanello vale il suo peso in piombo, le barbabietole il suo peso in argento, il rafano il suo peso in oro."   A tanto ammontava  il valore dato al rafano dagli Dei. Questa è  la leggenda, questo era il valore  del rafano scritto dall'oracolo di Delfi ad Apollo....

Il cibosofo e il Sambuco

Il rapporto dell'uomo con il sambuco ha radici antichissime. I ritrovamenti di semi della pianta nelle tombe e la loro forma a foglia di sambuco, fanno pensare che la sua associazione con la morte risalga ad epoca assai remota. Lo ritroviamo nei termini greci e latini...

Il cibosofo e le ciliegie

Le ciliegie sono il frutto di un albero della famiglia delle Rosacee, la stessa delle rose. Esistono due specie di alberi, il Prunus avium, o ciliegio dolce, e il Prunus cerasus, o ciliegio acido. Dal primo derivano, per selezione, alcune centinaia di varietà...

Il cibosofo e il melone

Il melone ha una storia antica, alcuni studiosi dicono che abbia origini Africane mentre altri dell' Asia Minore, di sicuro non si conosce la specie selvatica a cui far riferimento. Già 3000 anni fa i Sumeri conoscevano il melone, in un poema epico Gilgamesh l'eroe...

Il cibosofo e le erbe aromatiche

Passeggiare oramai oltre ad un modo salutistico di vita è bello anche perché, nei piccoli paesi dell’entroterra, accanto a prati fioriti si possono raccogliere erbe selvatiche nel silenzio della natura. Portare le erbe che si sono raccolte...