Il rapporto dell’uomo con il sambuco ha radici antichissime. I ritrovamenti di semi della pianta nelle tombe e la loro forma a foglia di sambuco, fanno pensare che la sua associazione con la morte risalga ad epoca assai remota.
Lo ritroviamo nei termini greci e latini con varie interpretazioni, che ci riportano sempre agli usi alimentare e botanico. Actè e dendrôdès era il termine greco per indicare la pianta. Actè o actea in greco significa grano, nella mitologia era il nutrimento di Demetra, a testimonianza di un antico impiego alimentare. Il termine dendrôdès si riferisce alle ninfe arboree, alla natura degli alberi. Anche Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, ne conferma un largo impiego. Il termine latino sabucus, da cui l’italiano sambuco, designa, oltre alla pianta, uno strumento di legno a corde chiamato sambukè, una specie di arpa orizzontale di forma triangolare in uso presso gli antichi Greci e gli antichi Romani. Sambukè era chiamata anche una macchina da guerra di forma triangolare , una specie di ponte volante di cui si servivano gli eserciti per assediare le città, in uso fino al Medioevo. Anche il sambuco, nell’immaginario collettivo ha contribuito, come tutti gli elementi , ad alimentare usi e costumi attribuendo di volta in volta, a secondo delle necessità facendone virtù, un valore simbolico che, durante la sua esistenza, l’uomo gli conferisce. Ogni generazione di individui usa i simboli per poter rispondere alle proprie esigenze, tanto più difficili da comprendere quanto più risultano lontane da quelle attuali. L’ uomo usa gli elementi come simbolo per dare un senso alla propria esistenza, per determinarne la sopravvivenza. Per proteggersi usa gli elementi simbolo, si associano diventando un insieme di relazioni che in seguito l’esperienza rafforza o indebolisce.
Ancora oggi, la superstizione trova sconveniente bruciarne il legno o danneggiare questa pianta. Sembra che antichi culti consideravano questo arbusto dotato di grandi poteri da trattare con rispetto.
Ad esempio attorno alle città, intorno alle fortezze, ai monasteri e alle case di montagna si piantava il sambuco perché proteggesse il bestiame e gli abitanti da vipere, serpi, malocchio e malìe. Volendo verificarne la veridicità, nell’uso in agricoltura biologica la decozione concentrata di foglie fresche di sambuco viene impiegata per la polverizzazione assieme a un solvente, scaccia e distrugge, dall’orto e dai frutteti, i parassiti. Animaletti dannosi come i ragni, le coccinelle, i bruchi, temuti dall’uomo tanto quanto gli spiriti malefici. In testimonianze orali folkloristiche troviamo che la radice del sambuco, cotta nel vino e somministrata assieme ai cibi, combatte i morsi delle vipere, mentre con un impiastro di foglie fresche impastate con farina di mais lenisce i morsi dei cani. Si credeva anche che il bastone del sambuco colpisse a morte le serpi e respingesse i ladri. Si diceva altresì che i ferri di cavallo, strofinati con le sue foglie, non arrugginissero e preservassero dalle morsicature degli scorpioni. Si diceva, potrebbe essere vero! Basta provare.
Il sambucus nigra, sambuco, è noto, oltre che per le sue proprietà medicamentose anche per la possibilità di usare i frutti nella preparazione di piatti particolarmente gustosi, conserve, biscotti, gelatine e anche per potere essere mangiato come frittatina. I getti terminali una volta privati delle foglioline, vengono lessati a lungo per togliere il gusto amarognoli associati all’uovo sbattuto diventa una gustosa frittata . Non è un piatto che a tutti pare gustoso, ma di sicuro fa apprezzare insieme ad altre verdure, gusti nuovi e sconosciuti. Un altro piatto molto interessante e gustoso si ottiene dalle ombrelle dei fiori che dopo essere state immerse in pastella e fritte, gustose frittelle, si servono calde presentandole con il picciolo rovesciato. E’ importante che i fiori non siano dischiusi: si raccolgano quando si presentano ancora come piccole palline bianche.
… ed ora le ricette
Liquore di sambuco
Si prendono 500 grammi di frutti di sambuco, si pestano e si lasciano fermentare per almeno 12 ore, si filtra e il succo ottenuto si pone in un vaso con 250 grammi di zucchero, la buccia di un limone, 10 foglie di cedrina e tanto alcool a 95°, quanto serve per riempire un vaso da 2 litri. Si pone il recipiente a macerare al calore del sole, si scuote una volta al giorno durante la prima settimana, si lascia riposare per un paio di mesi prima di filtrare e iniziarne il consumo.
Marmellata di sambuco
(ricetta di Mariuccia Porto)
In agosto e settembre il sambuco (Sambucus nigra L.), all’apice dei rami, mostra racemi rossastri corimbosi di bacche nere violacee succose e particolarmente aromatiche che vengono anche usate per fare marmellate. Si consiglia di non raccogliere i semi immaturi e ancora verdastri per non andare incontro a problemi intestinali.
Ingredienti:
1 kg. di bacche mature pulite
700 gr. di zucchero
1 limone
Sgranate dai racemi le bacche, lavatele bene e scuotetele per eliminare l’acqua. Mettetele poi in una ciotola con lo zucchero e lasciatele macerare per un giorno intero. Unite la scorza gialla e il succo del limone e fate cuocere fino a che la marmellata prende consistenza. Mettete la marmellata nei vasi quando ancora è calda e copritela con un dischetto di carta oleata bagnato in alcool a 95°. Chiudete i vasi, etichettateli e riponeteli nella dispensa