La zona scelta come set per il celebre fim “Il Conquistatore” era probabilmente radioattiva, così come il suo terreno trasportato al chiuso per girare alcune scene negli studio’s. La mente dei lucani non può non pensare ad analogie con la zona jonica di Scanzano e Rotondella, scelta come deposito di scorie pericolosissime. Gli effetti nocivi si manifestano a distanza di molti anni: non solo gli stessi John Wayne e Susan Hayward ne furono vittime, ma anche i loro figli.
di Giuseppe Colangelo
Quando sullo schermo gli spettatori di mezzo mondo vedono comparire a cavallo tra nuvole di polvere rossastra John Wayne nei panni di Temujin, il futuro e leggendario Gengis Khan, mentre scende con un falco al braccio lungo un pendio scosceso per restare folgorato dalla bellezza Susan Hayward, nessuno, tantomeno i protagonisti del film Il conquistatore (1956) diretto da Dick Powell, avrebbe mai lontanamente immaginato il dramma che stava per abbattersi sull’intero cast.
L’intensità degli sguardi che i due protagonisti si scambiano in quella piana arroventata dal sole, colpiscono subito al cuore. Il rozzo e spavaldo guerriero e l’affascinante fanciulla vestita di bianco conducono il pubblico in un mondo di esaltante avventura e di forte seduzione. Un mondo che solo il cinema sa creare, dietro il quale però incombe una subdola minaccia che finirà con l’annientare l’aitante bellezza dei protagonisti. La cui storia personale, dopo la fine delle riprese, avrebbe imboccato una china sconvolgente, inserendo la vicenda di questo film nel tema mai risolto della minaccia radioattiva.
Incubo ripresentatosi venerdì 11 marzo 2011, nel nord est del Giappone, quando si verifica una scossa sismica di forza inaudita. Le prime notizie delineano le cifre del disastro, rivelando come una tecnologia antisismica senza pari come quella nipponica non sia in grado di scongiurare l’imprevisto. Il mix terremoto-tsunami devasta la zona e apre profonde crepe anche nelle centrali nucleari. Immediato il dibattito sulla sicurezza di questi impianti, i cui danni radioattivi a detta di molti dovrebbero essere circoscritti.
Ma si possono ipotizzare distanze di sicurezza adeguate a proteggere l’uomo e l’ambiente? Molti precedenti inducono a pensare il contrario. Fra questi, la funesta lavorazione del film Il Conquistatore.
Estate 1954. Il produttore Howard Hughes dà il via alle riprese della pellicola su Genghis Khan, nel cui cast oltre a John Wayne e Susan Hayward spiccano star come Pedro Armendáriz e Agnes Moorehead. Gli esterni si girano nei pressi di St. George, nello Utah, a circa 137 miglia da Yucca Flat, Nevada, l’area utilizzata nel 1953 per i test atomici dell’ ‘Operazione Upshot-Knothole’. Inoltre, da lì, per eccesso di zelo, Hughes fa portare a Hollywood ben sessanta tonnellate di sabbia e detriti allo scopo di conferire verosimiglianza alle scene girate in studio. I nocivi effetti del periodo trascorso in quel luogo (a presunta distanza di sicurezza) emergono però solo anni dopo. Anche se si sospetta che i produttori fossero a conoscenza di come in precedenza quell’area fosse stata teatro di esperimenti nucleari, sui quali gli abitanti del luogo in un certo qual modo erano stati rassicurati dal governo federale sulla totale mancanza di pericolo per la salute pubblica. A tale proposito si tende a rafforzare l’idea sostenendo come lo stesso John Wayne, immortalato da una foto in cui si vede insieme ai due figli adolescenti con un geiger in mano mentre controlla il livello di radioattività del luogo, non ci sarebbe mai andato a lavorare e tantomeno avrebbe mai portato la prole sul quel set. Tuttavia, non mancano voci fuori dal coro che tendono a mettere in dubbio l’intera faccenda, puntando il dito per esempio contro Wayne e la Moorehead, notoriamente fumatori incalliti, per attribuire l’origine del loro male al tabacco.
Ma prima che venga a galla la storia funesta delle riprese in esterno di questa pellicola bisogna aspettare il 1963, anno che segna la morte per tumore del regista Dick Powell e il suicidio di Pedro Armendáriz, ormai malato terminale. In seguito vengono a mancare la Hayward (tumore al cervello), Wayne e Agnes Moorehead. Ma la triste conta dei decessi non si ferma qui: nei primi anni Ottanta dei 220 membri della troupe, 91 hanno contratto il cancro e 46 sono morti.
Il professor Robert Pendleton, della cattedra di Biologia dell’Università dello Utah, dichiara che «… con tali dati, questo caso potrebbe considerarsi come un’epidemia… Stabilire una connessione tra le radiazioni e la ricaduta nel cancro dei singoli casi è praticamente impossibile, non porta a nulla di conclusivo. Ma, all’interno di un gruppo di queste dimensioni, ci sarebbe da aspettarsi solo una trentina di casi di cancro. Penso che il legame con la loro esposizione sul set del film potrebbe essere sostenuto in tribunale». E non è tutto. “People” del 10 novembre 1980 rivela che anche la prole di alcune vittime ha sviluppato forme cancerogene: «… Michael Wayne nel 1975 ha sofferto di un tumore alla pelle. Al fratello Patrick e a Tim Barker, figlio della Hayward, asportano tumori benigni».
Le disastrose ecatombi del Secondo conflitto mondiale hanno inciso profondamente nella coscienza di un’epoca, finendo con il diventare parte integrante anche dell’immaginario cinematografico. Infatti, a partire dai primi anni Cinquanta, la fantasia degli autori concepisce spesso la mostruosità come diretto risultato di micidiali esplosioni atomiche. Dinosauri, formiche e insetti vari, ridestati e trasformati dalla radioattività, si convertono in terrificanti minacce per l’intero pianeta. Come sapientemente raccontato dal grande regista giapponese Akira Kurosawa nel sesto e nel settimo episodio del suo lungometraggio Sogni (1990), nel quale si sofferma volutamente sull’incubo di un futuro prossimo nucleare, inducendo il pubblico a riflettere su un’eventualità che si rivelerebbe ancora più catastrofica di qualsiasi conflitto bellico finora verificatosi sul nostro pianeta.
Appunto la tragedia di Il conquistatore va oltre il dramma della sua lavorazione, diventa esempio di una minaccia collettiva. Perché in quell’area maledetta intorno a Yucca Flat, ci vivevano e ci vivono migliaia e migliaia di esseri umani che senza alcun dubbio contano vittime fra i propri cari. Una tragedia che sposta il freddo calcolo dei numeri registratosi fra i componenti della troupe verso somme ben più alte. Per questo motivo si potrebbe ipotizzare che la storia in celluloide incentrata sulle gesta di Gengis Khan rientri provocatoriamente nel genere di pellicole dedicato all’olocausto nucleare. Film, a quanto risulta da testi attendibili, che per il rimorso Howard Hughes non ha mai più voluto rivedere.